La Confederazione svizzera ha raggiunto un accordo con UBS, la banca europea che ha finora subito le maggiori perdite dalla crisi dei mutui. In base all’accordo UBS emetterà obbligazioni convertibili (mandatory convertible) per 6 miliardi di franchi, interamente sottoscritte dalla Confederazione, e conferirà fino a 60 miliardi di dollari di attivi rischiosi ad un fondo sostenuto dalla Banca Nazionale Svizzera. Il governo svizzero, inoltre, procederà ad aumentare la garanzia sui depositi ed a sostenere i prestiti interbancari delle banche del paese. Le misure adottate determinano il riallineamento della Svizzera alle iniziative adottate dall’Eurogruppo lo scorso fine settimana. Tecnicamente, UBS venderà 6 miliardi di franchi di mandatory convertible notes al governo svizzero. Dopo la conversione obbligatoria Berna avrà il 9,3 per cento della banca. La Banca Nazionale Svizzera, poi, presterà 54 miliardi di dollari per finanziare il fondo di attivi tossici, ricevendone in cambio un interesse e la compartecipazione ad eventuali utili.
Da inizio 2007 UBS ha contabilizzato 44,2 miliardi di dollari di perdite e svalutazioni su crediti relative a cartolarizzazioni di mutui, ed ha raccolto circa 27 miliardi di dollari in aumenti di capitale. L’operazione servirà alle banche per far fronte alle più strette regole sul capitale di vigilanza che la Confederazione sta per introdurre. UBS conferirà al fondo circa 31 miliardi di dollari di attivi statunitensi, inclusi subprime ed Alt-A, ed altri 18 miliardi di dollari di titoli di debito non statunitensi, e resterà praticamente priva di rischi legati a subprime, Alt-A, cartolarizzazioni su mutui residenziali e commerciali. La banca resterà con circa 4,3 miliardi di dollari di rischi legati alle assicurazioni monoline, e 4,7 miliardi impegnati in leveraged buyout. Il trasferimento degli attivi tossici al fondo pubblico determinerà l’emersione di un’ulteriore minusvalenza di 4 miliardi di franchi. A conferma del fatto che la Banca Nazionale Svizzera non è un organismo di beneficenza, basti pensare che UBS, dopo aver sottoscritto il capitale del fondo con 6 miliardi di dollari, cederà la partecipazione alla banca centrale svizzera per 1 dollaro, ed avrà l’opzione di riacquistarla (ma solo quando il prestito sarà stato rimborsato) per 1 miliardo di dollari oltre a metà del valore della partecipazione che eccede il miliardo di dollari. Di fatto, UBS assorbirà eventuali ulteriori perdite sul portafoglio crediti fino al dieci per cento del loro valore di cessione. Very smart.
“L’operazione ridurrà significativamente l’incertezza per azionisti e clienti di UBS e contribuirà alla stabilità del sistema finanziario assicurando l’ordinata vendita di questi attivi”. Almeno secondo il comunicato stampa, s’intende. In realtà si tratta dell’opzione minima per evitare l’avvitamento di UBS. La Banca Nazionale Svizzera ritiene che il prezzo di trasferimento di tali attivi sia tale da limitare il rischio di ulteriori perdite. La banca centrale finanzierà la posizione in dollari attraverso una linea di swap con la Fed. Interessante notare che l’operazione, proprio perché in dollari, non avrà impatto sugli aggregati monetari svizzeri.
E’ in atto quello che ci aspettavamo: una gigantesca operazione di riduzione della leva finanziaria, nota anche come deflazione del debito. Secondo uno studio di JPMorgan, le prime 29 banche europee hanno oggi un rapporto tra patrimonio netto ed attivi del 3,75 per cento. Per portare il quoziente ad un più accettabile (ma certo non elevato) 4,5 per cento, occorre che le banche si liberino di 5800 miliardi di euro di attività.
Nessun piano Paulson sul pianeta può arrivare a tanto. Forse conviene allacciare le cinture di sicurezza.