Change. Of Mind

Barack Obama sarebbe incline a non aumentare da subito le tasse sui redditi più elevati ma, data la gravità della situazione economica, lascerebbe scadere i tagli di George W. Bush, alla fine del 2010. Una non-notizia visto che, già nei mesi scorsi, Obama aveva corretto il tiro in materia fiscale, ad esempio ridimensionando l’ipotesi di aumento della cedolare secca sui dividendi. La stessa ipotesi di procedere all’aumento di tassazione sui redditi più elevati era, per Obama, condizionata all’evoluzione della situazione economica del paese, e questo già all’inizio di settembre.

Gli ultimi giorni hanno visto una drammatica successione di revisioni al ribasso delle stime del Pil del quarto trimestre di quest’anno, mentre non vi sono certezze sull’evoluzione della congiuntura nel 2009. La decisione di Obama avrebbe quindi robuste motivazioni economiche ma anche politiche, per vincere il consenso di parte dei Repubblicani al Congresso ed evitare di farsi impallinare come responsabile di una manovra fiscale “alla Hoover” nel mezzo di quella che ha tutte le fattezze di una depressione economica, anche senza la maiuscola. Non si tratta di flip-flopping, né di “imitazione” delle ricette economiche di John McCain, che ha peraltro ondivagato pericolosamente nei giorni dei primi bailout, prima prendendone le distanze, al grido che l’economia americana restava “fundamentally sound“. Salvo poi, nel giro di un paio d’ore, sospendere la campagna e precipitarsi a Washington al capezzale di una congiuntura improvvisamente (per lui) divenuta moribonda, e votare per quel mostro chiamato TARP.

Come diceva John Maynard Keynes, col quale possiamo convenire (almeno in questo caso):

When the facts change, I change my mind. What do you do, Sir?

Ci pare quindi di poter concludere che Obama è tutt’altro che affetto da mastellismo come invece sostiene, in una delle sue abitualmente acute analisi, il nostro tuttologo di riferimento. Il quale tuttologo, appena tre giorni prima di Obama, aveva già dato prova delle sue skills di imperfect forecaster. Ma lui non è Mastella, intendiamoci.

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