In Europa il protezionismo è figlio dell’assenza di coordinamento

Impeccabile Wolfgang Münchau sul Financial Times di oggi, sul protezionismo (sempre meno strisciante e sempre più manifesto) che rischia di mandare in frantumi il mercato unico europeo, non solo quello dei servizi finanziari. Per effetto dell’ormai noto moltiplicatore del commercio estero, ogni stimolo espansivo attuato da un singolo paese ha efficacia limitata, e tende a riversarsi all’estero, premiando i partner commerciali. Ciò è massimamente vero (per definizione) per l’Ue e l’Eurozona. Da qui l’esigenza di misure compensative di varia natura ma palesemente protezionistiche. Un articolo tutto da leggere, di cui merita rimarcare alcune profezie che rischiano di coinvolgere e travolgere anche il garrulo paese in cui viviamo.

Scrive Münchau:

Ora mi attenderei che parecchi paesi dell’Eurozona con deboli settori bancari finiscano in  serie difficoltà al proseguire della crisi. C’è un rischio di default sovrani a cascata. Se ciò fosse limitato a paesi della dimensione di Irlanda o Grecia, il problema potrebbe essere risolto con un salvataggio. Ma il rischio di insolvenza non è un problema confinato a paesi piccoli. I settori bancari di Italia, Spagna e Germania sono vieppiù vulnerabili.

Quando i leader europei si incontreranno, in occasione del vertice anti-protezionismo dell’1 marzo, produrranno parole enfatiche per riaffermare il loro impegno al mercato unico. Sospetto che continueranno a sbagliare diagnosi. Il protezionismo non è la radice del problema. Il protezionismo che stiamo sperimentando oggi è causato da fallimento del coordinamento. Non è improvviso, né sorprendente.

Il corretto corso d’azione sarebbe di risolvere il problema sottostante -spostare almeno parte della spesa per lo stimolo in capo all’Unione Europea o all’Eurozona e, idealmente, rimuovere anche quegli schemi tossici nazionali e adottare una strategia congiunta per il settore finanziario, almeno per le 45 banche europee transfrontaliere. Ma questo non accadrà. Non è accaduto in ottobre, e non accadrà ora. Come risultato della straordinaria ristrettezza mentale della leadership europea, aspettatevi un serio danno al mercato unico in generale ed al mercato unico dei servizi finanziari in particolare. Riguardo l’eurozona, ho sempre argomentato in passato che un collasso è impossibile. Non ne sono più così sicuro.

Tempi molto problematici attendono l’Unione Europea, oltre che la sua economia.

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