Goldman Sachs ha presentato i suoi scintillanti conti del secondo trimestre, dai quali si evince che l’utile è frutto prevalente dell’attività di trading proprietario. Da notare che, dopo la trasformazione in holding bancarie, lo scorso autunno, si diceva che Goldman e Morgan Stanley, trovandosi costrette a ridurre il loro stratosferico leverage, avrebbero sofferto un drastico ridimensionamento della capacità di generare utili. Sbagliato.
Scende la leva finanziaria, ma aumentano i rischi presi per produrre utili, misurati dal buon vecchio VaR. Siamo in modalità more of the same: banche troppo grandi per fallire, dedite in modo ormai patologico ad un trading malato e manipolativo della liquidità del mercato, e all’assunzione di rischi crescenti. Hope and change. Dalla Casa Bianca e dintorni si leva un fragoroso silenzio.
