Secondo il leader leghista, in questo momento non sarebbe possibile ridurre le tasse, perché “l’Europa non lo permette“:
«Se abbassassimo le tasse saremmo costretti a rimetterle per decreto legge, urgentissimo. Quindi adesso non si può ma nel tempo è sicuro»
Dormi e non fare capricci con le tasse sennò arriva l’Europa cattiva. Una favola ad uso dei gonzi leghisti.
Bossi, impegnato a usare il commissariato Tremonti come cavallo di Troia per portarsi a casa le tre grandi regioni del Nord e qualche benefit aggiuntivo, ha certamente il polso del proprio elettorato. Ed è questo l’aspetto più inquietante della comunicazione politica, non solo leghista, di oggi. Messa così, sembra che l’Unione Europea sia un’entità malvagia che gode nel costringere gli italiani e i padani in condizione di asservimento alle tasse. Naturalmente, ma non per Bossi, se l’Italia mettesse mano ad un programma di tagli strutturali di spesa, per ciò stesso credibile, potrebbe ridurre le tasse senza obiezione di chicchessia. Invece, poiché Bossi persegue una politica di consenso populista non dissimile da quella del premier, è del tutto evidente che non è tempo per i leggendari “tagli di spesa improduttiva”, che peraltro è sempre quella altrui, come si evince ascoltando i discorsetti delle due sciure di Confindustria, Emma Marcegaglia e Federica Guidi. Due personaggi che riassumono perfettamente l’inconsistenza e la banalizzazione di contenuti che il dibattito pubblico ha assunto in questo paese.
Poiché a Bossi, in vista delle amministrative di primavera, interessa solo strappare quanto più territorio del Nord senza far cadere tutto l’edificio, parlare di tagli di spesa è altamente disdicevole, perché rischierebbe di spezzare l’incantesimo con l’elettorato leghista, che sarebbe colpito dai tagli quanto e più di altre zone del paese. E quindi? Quindi si procede a vista, con la solita demagogia spicciola, fatta di giochi di sponda con un Pdl che ancora non riesce a realizzare di essere divenuto lo strumento della definitiva frantumazione del paese, e che è esclusivamente impegnato a far passare messaggi rassicuranti su quanto siamo messi bene, con un tasso di disoccupazione non aggiornato da quattro mesi, oppure (ascoltata venerdì sera al Tg1), di come la lieve ripresa di inflazione rappresenti il ritorno degli italiani ai consumi. Poco conta che dietro questa risalita dei prezzi vi sia un rimbalzo dei costi dei carburanti nel mese e l’effetto-confronto su base annuale con un periodo di prezzi del petrolio stratosfericamente alti. L’importante è far passare il messaggio che tutto va bene e tutto è sotto controllo, un po’ come faceva Alì il Comico con gli americani ormai entrati in Baghdad.
In attesa di essere aggrediti dalla realtà, che frantumerà questo sistema bipolare posticcio e costringerà la politica fare un passo indietro, lasciando il campo ad un governo tecnico impegnato a impedire che il paese collassi.