A tendere, prego

Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, è decisamente sfortunato: ogni volta che tenta di vaticinare qualcosa, la realtà lo rimette prontamente a sedere. E lui ogni volta è costretto a dichiarare vittoria e battere in ritirata. Questa volta è accaduto per la regolazione degli hedge fund, il nuovo capro espiatorio dei capi di stato e di governo europei di fronte ad una crisi che non comprendono e che sta cominciando ad innervosirli.

Tremonti, giorni addietro, aveva suonato le trombe della riscossa europea. Andiamo avanti noi, le monde suivra:

«L’ideale sarebbe avere regole universali e generali ma se è impossibile perché non ci si mette d’accordo, allora sarebbe intelligente mettersi d’accordo almeno Europa su Europa»

Aveva detto il ministro sabato scorso, parlando al Forum Confcommercio di Cernobbio. Perché, come noto, l’Europa può permettersi di crearsi le proprie regole, infischiandosene degli Stati Uniti, oltre che del proprio membro “atlantico”, il Regno Unito, giusto? Va bene lanciare proclami, non è chiaro se destinati alla platea europea o al teatrino domestico, ma un’oncia di realismo non guasterebbe. Oggi, all’ineluttabile verificarsi dello stallo intraeuropeo sulla regolazione degli hedge fund, Tremonti è riuscito a vedere il bicchiere praticamente traboccante:

Una decisione “realistica”: così il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha commentato il rinvio all’Ecofin della discussione sui fondi speculativi e gli hedge fund.
“La cosa importante – ha detto – è  che la macchina si sia messa in movimento. Questo è molto importante, perché fino a qualche anno fa una discussione del genere con il Regno Unito era impensabile. E’ chiaro – ha aggiunto Tremonti – che non è semplice mettere insieme posizioni che sono state radicalmente diverse e che ora vanno via via convergendo” – (Ansa)

“Vanno via via convergendo”? E verso dove? Più banalmente, i britannici non intendono perdere il ruolo della piazza di Londra nell’intermediazione finanziaria internazionale, quindi il massimo che gli europolitici riusciranno ad offrire sarà un po’ di sana demagogia e populismo, contro quei cattivoni che “si trovano al bar per distruggere l’euro”. Sarebbe anche interessante verificare se Tremonti, che nei giorni scorsi ha espresso la propria contrarietà a parlare di exit strategies, visto che “la crisi ci gira intorno”, abbia fatto verbalizzare il proprio dissenso allo psichedelico documento della Ue, ratificato oggi dall’Ecofin, in cui si delinea il percorso di uscita dai sostegni all’economia.

Non è un paese per coerenti.

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