Pubblicato il dato su redditi e consumi personali statunitensi in febbraio. A fronte di un reddito personale invariato, la spesa per consumi personali è aumentata dello 0,3 per cento. Ciò significa che il tasso di risparmio, espresso in percentuale del reddito personale disponibile, scende dal 3,4 per cento di gennaio al 3,1 per cento, tornando sui livelli di ottobre 2008, a valore nominale. Questo vuol dire, in soldoni, che gli americani stanno tornando a spendere.
Come ciò sia possibile, viste le condizioni assai problematiche del mercato del lavoro, può forse essere spiegato con l’effetto-ricchezza indotto dall’andamento dei mercati finanziari, che nell’ultimo anno hanno recuperato dai minimi circa l’80 per cento, e con l’apparente stabilizzazione del mercato immobiliare. A conferma del maggior ottimismo del consumatore americano vi sono anche sondaggi che indicano minore pessimismo riguardo il futuro. Sembra quindi interrompersi il trend di recupero del tasso di risparmio, necessario per ridurre il grado di leva finanziaria delle famiglie americane, che evidentemente hanno una tendenza compulsiva al consumo, forse come parte della nota ricerca della felicità.
Incredibile quello che può fare un mercato azionario che cresce senza volumi e flette (nei fugaci momenti di flessione) con forti aumenti di volume, e con gli insider aziendali che continuano a liberarsi delle azioni delle proprie imprese. Lungi da noi qualsiasi ipotesi cospirazionistica, s’intende. Ma un decennio passato a sostituire i mancati aumenti di reddito da lavoro con aumento dell’indebitamento, “garantito” dall’effetto-ricchezza immobiliare e finanziaria, sembra non aver insegnato nulla. Mercato azionario ancora su, almeno nel breve termine, nel lungo saremo morti. Per il debito.
