Primo miracolo governativo del dopo-elezioni: il decreto sugli incentivi finirà col produrre risorse aggiuntive. Gli effetti sul saldo netto da finanziare delle misure contenute nel decreto legge sugli incentivi sono infatti positivi e pari a 527,5 milioni nel triennio 2010-2012. La magia si evince leggendo la tabella che accompagna il provvedimento.
Secondo quanto in essa indicato, infatti, le entrate derivanti dalla sempreverde categoria “lotta alla evasione” e dalla semplificazione del contenzioso nel triennio sono pari a oltre 800 milioni in termini di saldo netto e oltre 700 milioni in termini di fabbisogno e indebitamento. Facendo conto su quest’ultimo parametro le entrate sono pari a 213,5 milioni nel 2010, 222 nel 2011 e 292 nel 2012. Entrate che quest’anno serviranno in gran parte a coprire la spesa per gli incentivi.
Non sappiamo in quali direzioni evolverà la semplificazione del contenzioso: a naso potremmo pensare a qualche forma di oblazione a fronte di accertamenti dove l’onere della prova ricade abitualmente sul contribuente, o a qualche forma di condono fiscale surrettizio. Quello che colpisce è che, nella migliore tradizione italiana, la copertura di provvedimenti di spesa avviene iscrivendo a bilancio i ricavi della lotta all’evasione, l’espediente che ha devastato i conti pubblici salvando la lettera dell’articolo 81 della Costituzione.
Nel caso specifico, il governo ricorrerà alla lotta all’evasione per reperire 270 dei 420 milioni di esborso degli incentivi, dopo aver trovato i restanti 150 milioni per due terzi nel fondo finanza d’impresa e per il restante terzo saccheggiando il fondo per i crediti d’imposta alla ricerca. Nulla di nuovo sotto il sole: ricorda l’imperiale flotta aerea del Duce, con i velivoli moltiplicati con rapidi spostamenti da un aeroporto all’altro. Riguardo l’evasione, il governo si impegna a lottare contro le “cartiere” delle frodi-carosello, ma accende un riflettore solo sull’interscambio con paesi posti sulla blacklist fiscale, mentre spesso risultano coinvolte aziende domestiche o di paesi Ue. Parlando di conservazione e tradizionalismo, un tocco di andreottismo non poteva mancare. Il tutto per produrre un impatto macroeconomico prossimo allo zero.
Ma il dato positivo è che abbiamo inventato il moto perpetuo.