“Siamo in troppi”. Questo proclama, che ricorda il celebre slogan di un bel po’ di anni fa dell’Associazione Italiana Educazione Demografica (preceduto da “Fermati, Adamo!”), è stato adottato anche dagli esercenti di ristoranti, pub e discoteche milanesi. Sono troppi, le liberalizzazioni di Bersani (che dio lo stramaledica, il liberismo è di sinistra) hanno provocato una esplosione di nuove imprese del settore, e quindi urge restringere l’offerta, come da sacri principi delle corporazioni. Vogliono norme, regole, controlli, i ristoratori milanesi. E li vogliono ex-ante, sia chiaro.
Sono lontani i tempi in cui, in presenza di minore squilibrio tra domanda e offerta, ad ogni tentativo di controllare le esternalità negative prodotte dai loro locali (urina, cocci di vetro, vandalismi ad auto ed abitazioni), i Nostri invocavano la sacralità della Libera Impresa (quella da mettere in Costituzione). Ora invece invocano controlli e blocco delle nuove iniziative. Ieri replicavano, a brutto muso libertarian, che non intendevano diventare i poliziotti di quartiere, e che ognuno della propria vita può fare ciò che vuole; oggi sono diventati improvvisamente sociali, preoccupatissimi per l’inquinamento acustico ed il decoro urbano. Certo, c’è un modo infallibile per curare uno squilibrio tra domanda ed offerta, ed è il fallimento delle imprese meno efficienti (quelle che non riescono a recuperare i costi e conseguire un utile). Oppure, c’è l'”altro” modo: la regolazione, le autorizzazioni, il red tape, i timbri.
Bene, almeno sappiamo che questi commercianti si schierano decisamente (almeno a questo giro) a favore della “socialità” della Costituzione e contro i controlli successivi. Anzi, i controlli devono essere fatti preventivamente e devono essere alti come il Duomo, anzi di più, non sia mai che qualcuno voglia assordarci e ubriacarci, approfittando della nostra distrazione per aprire un esercizio commerciale. E vedrete che presto, molto presto, il leghista ed il pidiellino di turno se ne usciranno dicendo che a noi è il liberismo che ci ha fregato, incassando il pensoso assenso di Mestizia Moratti, la trombata (nel senso elettorale del termine) che cammina, anche se futilmente mimetizzata sotto un manto verde Padania. Lasciate stare la Costituzione, gli italiani non hanno diritto alla ricerca della felicità, ma dell’autorizzazione comunale.