Via col vento

Su Chicago Blog, Carlo Stagnaro torna sull’intemerata di Tremonti contro l’eolico e giunge alla conclusione che il ministro dell’Economia è un ignorante o un demagogo. Troppo brutale? Allora riformuliamola così: pare che i flussi causali non siano esattamente il punto forte di Tremonti, e non solo in economia.

Per tutti, vale questo passaggio di Carlo:

(…) «non è vero che siamo poco competitivi perché importiamo energia: è vero che importiamo perché siamo poco competitivi. Se i prezzi elettrici in Italia fossero relativamente alti a causa delle importazioni, basterebbe smettere di importare e produrre in casa. Invece, per una molteplicità di ragioni (tra cui le più importanti sono le opposizioni contro i combustibili appropriati per la generazione di base, le inefficienze della rete e una serie di ruggini normative) il nostro costo di generazione è troppo elevato, e dunque importiamo una quota di energia dall’estero. Se le importazioni servissero a coprire deficit di capacità, avverrebbero nelle ore di picco: invece, il grosso è di notte»

E quindi, che serve? Sempre quello:

(…) semplificare radicalmente i processi autorizzativi, scambiare questa razionalizzazione con una riduzione dei sussidi (la disponibilità ad accettare lo scambio è un indice interessante di quanto l’industria rinnovabile creda realmente nelle sue capacità), e disboscare le distorsioni esistenti.

Il tutto necessita poi che qualcuno faccia notare a Tremonti che Danimarca e Germania non sono paesi densamente popolati di ladri. E’ già sufficientemente inquietante che il ministro dell’Economia non comprenda alcune relazioni economiche di base nel settore dell’energia, oltre che produrre abbondante fumo propagandistico sull’esigenza di semplificazione normativa ed autorizzativa, che regolarmente viene disattesa, salvo qualche riferimento sgangherato e del tutto fuori luogo. Ma che ci si debba anche sorbire quello che non è altro che cinismo, col teatrino del nucleare che ci avrebbe salvato ma purtroppo non lo abbiamo, colma la misura.

Eppure leggerete chilometri di editoriali di esegesi e consenso verso la fuffa tremontiana, perché è il segno dei tempi cortigiani che stiamo vivendo in questo ridicolo paese. Eppure, basterebbe prendere coscienza che servirebbe una grande iniziativa governativa, affidata al ministro per lo Sviluppo economico (se ci fosse), centrata sulle poche linee-guida di semplificazione di cui si è detto. Invece si è preferito, da subito, il confortevole slogan “Nucleare o morte”, molto più consono ad un paese di demagoghi come questo.

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