La ricetta italiana: più inattivi, meno disoccupati

Istat comunica che ad agosto il tasso di disoccupazione scende all’8,2 per cento, da 8,4 di luglio e a fronte di stime poste a 8,5 per cento. Prima di percuotere gioiosamente la grancassa, esaminiamo i dati disaggregati, fornita dalla stessa Istat.

Il numero di occupati ad agosto 2010 (dati destagionalizzati) risulta invariato rispetto a luglio e in diminuzione dello 0,6 per cento rispetto ad agosto 2009. Il problema è che

il numero delle persone in cerca di occupazione diminuisce del 2,4 per cento rispetto a luglio, risultando in aumento del 3,6 per cento rispetto ad agosto 2009

Anche in conseguenza di ciò,

Il numero di inattivi di età compresa tra 15 e 64 anni ad agosto 2010 aumenta dello 0,3 per cento rispetto a luglio e dell’1,1 per cento rispetto agosto 2009. Il tasso di inattività, pari al 37,9 per cento, è in leggero aumento sia rispetto al mese precedente (+0,1 punti percentuali) sia rispetto ad agosto 2009 (+0,3 punti percentuali)

In soldoni, aumenta il numero di inattivi, diminuisce il numero di persone in cerca di lavoro e l’occupazione resta complessivamente stabile, con un aumento di 1000 unità nel mese, che è un dato statisticamente irrilevante, ed è frutto di una riduzione del numero di occupati maschi ed un aumento equivalente di occupate femmine. Nessuna sorpresa che il tasso di disoccupazione sia in calo. A margine, sarebbe interessante capire quanta parte dell’aumento degli inattivi è frutto di spostamento verso l’economia sommersa. Ribadiamo che è un vero peccato che non esistano dati sugli inattivi in fascia di età 15-24 anni, per capire quanta parte del calo mensile della disoccupazione (lo 0,8 per cento) è frutto di scoraggiamento o di effettivo aumento di occupazione rispetto al bacino di forza lavoro in quella coorte anagrafica.

Per cominciare a rallegrarsi, occorre che il numero di occupati aumenti più dell’eventuale incremento della forza lavoro. Che poi, per dirla con i tecnici Istat, il mercato del lavoro abbia smesso di deteriorarsi ci può anche stare, ma la ripresa ha ben altra faccia.

Naturalmente, anche a questo giro dobbiamo sorbirci la dozzinale propaganda di Maurizio Sacconi, che arriva a dichiarare che “scende significativamente il tasso di disoccupazione senza che peggiori il tasso di inattività“. Il che ci fa pensare che Sacconi abbia dati diversi da quelli pubblicati oppure viva su una sua deliziosa nuvoletta, antropologicamente positiva.

Eppure non è difficile, ministro, ci pensi: occupazione invariata, persone in cerca di occupazione meno 2,4 per cento mensile. Quindi, lo stock di forza lavoro (soggetti occupati più soggetti in cerca di occupazione), cala dello 0,2 per cento mensile. Casualmente, anche la disoccupazione cala in egual misura. Ma pensate positivo, se finiremo la Salerno-Reggio Calabria c’è anche speranza che Sacconi riesca a leggere correttamente i dati sull’occupazione, entro la fine della legislatura.

Update – Nel video qui sotto un nervoso Sacconi dà di comunisti agli “ascoltatori politicizzati ed ideologizzati” che mai osassero obiettare che il dato di disoccupazione è sceso per l’aumento degli inattivi, come correttamente evidenziato dalla giornalista nell’intervista, non prima di aver precisato che (nella sua mente fantasiosa) c’è un “significativo differenziale” tra calo della disoccupazione ed aumento degli inattivi. In realtà i due dati sono pressoché identici, ma va bene così. La propaganda logora chi la fa.

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