Macromonitor – 23/1/2011

Settimana di lievi correzioni per i maggior indici azionari e per le materie prime. Anche le quotazioni obbligazionarie subiscono un limitato ridimensionamento. Il calo dell’azionario statunitense ha interrotto sette settimane consecutive di rialzi, suggerendo ipotesi di correzione imminente, suffragate anche da un quadro tecnico di ipercomprato.

I dati macroeconomici continuano a supportare una prospettiva di crescita più sostenuta, mentre le notizie che giungono dall’area euro appaiono tendenzialmente più costruttive. Nella settimana appena trascorsa, i dati di attività economica hanno evidenziato il nuovo massimo storico per l’indice IFO tedesco, una crescita annualizzata del 12,7 per cento per il Pil cinese del quarto trimestre, un Tankan giapponese in miglioramento, un balzo del 16 per cento nelle nuove licenze edilizie negli Stati Uniti ed un calo dei nuovi sussidi di disoccupazione settimanali statunitensi al livello di 404.000.

I bond governativi periferici di Eurolandia hanno replicato il rally della settimana scorsa, in larga misura sulla scorta di ricoperture ad ulteriori voci ed indiscrezioni secondo le quali i governi europei starebbero muovendosi verso una risposta di ampia portata alla crisi di debito sovrano. C’è tuttavia motivo di dubitare che l’accordo per tali soluzioni globali possa essere raggiunto nei prossimi mesi, ed anche i flussi in acquisto sembrano essere legati soprattutto a ricoperture, dopo i forti ribassi delle ultime settimane. Le condizioni di rifinanziamento restano molto severe, in taluni casi incompatibili col mantenimento dell’equilibrio dei conti pubblici dei paesi interessati. La crisi di debito sovrano potrà anche essersi attenuta nelle ultime settimane, ma l’altra principale minaccia ai mercati (l’inflazione dei paesi emergenti) resta in essere.

In settimana i mercati obbligazionari, come detto, sono stati condizionati dal rilascio di dati economici tendenzialmente migliori delle attese. Per reazione, i mercati monetari europei si sono mossi fortemente al ribasso, prezzando una stretta da parte della Bce e di Bank of England già nel corso di quest’anno. I rischi in questo senso sembrano essere effettivamente aumentati, come testimoniato anche dal disagio espresso dalla Bce nei confronti di un livello d’inflazione inaspettatamente elevato, ma la portata del movimento di mercato potrebbe essere eccessiva. I mercati obbligazionari emergenti scontano negativamente una situazione di forte crescita, una limitata capacità di riserva nell’economia e la maggiore importanza dei prezzi delle materie prime, tutti elementi che spingono al rialzo l’inflazione. In settimana, Brasile e Polonia hanno aumentato i tassi ufficiali.

Sui mercati azionari le condizioni tecniche suggeriscono una pausa di consolidamento, mentre le prospettive di medio termine restano invariate, sorrette da dati di crescita migliori del previsto, una positiva reporting season americana del quarto trimestre e flussi di acquisto da parte di investitori retail.

Sui mercati del credito, la settimana ha visto un rally per la maggior parte dei prodotti a spread, soprattuto per i corporates americani ed europei, malgrado la debolezza dell’azionario. La classe delle obbligazioni societarie statunitensi beneficerebbe del rialzo delle materie prime, essendo la sua composizione incentrata soprattutto sui settori energia, utilities e materie prime.

Sul mercato dei cambi, i timori per le pressioni inflazionistiche in corso sui mercati emergenti e le voci di una soluzione alla eurocrisi di debito hanno spinto al rialzo le quotazioni dell’euro, che ha recuperato sulle valute di pressoché tutti i mercati, sviluppati ed emergenti. Lo schema non sorprende, considerando che per gran parte dello scorso anno l’euro è stata la divisa di finanziamento di elezione per gli investimenti sui mercati emergenti, con accresciuta enfasi nel momento in cui i paesi periferici dell’Emu sono tornati a vivere momenti di forte turbolenza, a novembre 2010.

Le materie prime correggono in settimana di circa l’1 per cento, in tandem con altri mercati rischiosi su prese di profitto dopo i forti rialzi di fine anno. Una correzione più vistosa è in atto per l’oro che nel 2010 l’oro è stato il miglior investimento, con un rialzo di circa il 30 per cento, espresso in dollari.

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