Gli investitori continuano ad affrontare la battaglia giornaliera tra forze rialziste globali e forze ribassiste locali che rischiano di estendere la propria influenza negativa.
Neppure la settimana appena conclusa ha fatto eccezione. A inizio settimana la periferia di Eurolandia ed i municipal statunitensi sono scomparsi dalle prime pagine, consentendo agli asset rischiosi nuovi spunti rialzisti. Ma le sollevazioni popolari in Tunisia ed Egitto hanno consigliato maggiore cautela, in attesa di comprendere in che direzione evolveranno gli eventi e quale sarà il grado di contagio regionale di queste rivolte.
I timori che la situazione in Egitto finisca col condizionare il traffico attraverso il Canale di Suez hanno spinto al rialzo le quotazioni del greggio (con il Brent che si è fermato ad un soffio da quota 100 dollari), innestandosi su condizioni fondamentali già piuttosto strette in termini di equilibrio tra domanda ed offerta.
Settimana non particolarmente densa di dati economici, che nel complesso hanno confermato che l’atteso rafforzamento dell’economia globale è in atto. In Giappone le stime di consenso stanno orientandosi verso una revisione al rialzo delle stime di crescita (oggi poste all’1,5%), mentre l’opposto sembra destinato ad accadere per il Regno Unito, dopo che la prima stima del Pil del quarto trimestre 2010 ha mostrato una flessione dello 0,5% trimestrale (2% annualizzato), con rischi di ulteriori ribassi alimentati dall’effetto depressivo della stretta fiscale in atto. A complicare il quadro britannico si aggiunge la fiammata inflazionistica che aumenta la probabilità che, malgrado la debolezza del’economia, la Bank of England sia costretta ad alzare i tassi ufficiali già nel corso di quest’anno.
I titoli di stato questa settimana sono rimasti poco mossi, con i Treasuries che si trovano in un corridoio ristretto ormai da metà dicembre, mentre una rivalutazione delle aspettative di politica monetaria ha spinto al rialzo i rendimenti in euro. Le minute dell’ultimo meeting della Bank of England, pubblicate questa settimana, mostrano che il comitato di politica monetaria era molto vicino al rialzo dei tassi già il mese prossimo. Un quarto trimestre depresso soprattutto dalle avverse condizioni meteo sembra aver rinviato la stretta, ma solo di qualche mese. In area euro, il profilo estremamente ripido della curva dei rendimenti dovrebbe arginare vistosi rialzi dei rendimenti.
I titoli di stato giapponesi hanno ignorato il downgrade sovrano da parte di S&P. L’enorme stock di debito pubblico giapponese è stato finora agevolmente assorbito dai risparmi del settore privato domestico, anche se in prospettiva l’invecchiamento della popolazione è atteso causare una erosione del surplus delle partite correnti, spingendo quindi il paese a raccogliere capitali esteri. In area euro, questa settimana si è interrotto il rally dei periferici, con l’inversione di tendenza guidata dalla Spagna e dai timori che la nuova proposta governativa di ricapitalizzazione del sistema delle casse di risparmio possa essere insufficiente. La prospettiva dei bond periferici resta legata alle misure che saranno prese per rafforzare ruolo e struttura del Fondo Europeo di Stabilizzazione Finanziaria, attese entro fine marzo.
Sul mercato azionario, la galoppata delle ultime settimane si è arrestata a causa di crescenti timori geopolitici. I tumulti nordafricani pongono rischi al rialzo per il prezzo delle materie prime rafforzando le precedenti previsioni, soprattutto per il comparto energetico. Ciò, sommato ai rialzi in corso sulle materie prime agricole, rischia di esacerbare la minaccia inflazionistica che grava sui paesi emergenti, vista l’elevata incidenza di alimentari, energia e trasporti sul paniere dei consumatori di quelle regioni. Ma l’inflazione sta diventando un problema anche per i paesi sviluppati, mettendo pressione alle banche centrali per alzare i tassi d’interesse, malgrado un quadro di crescita ancora fragile. Il Regno Unito, come detto, è particolarmente vulnerabile a questo rischio, e più in generale lo sono i settori sensibili ai tassi d’interesse, quali immobiliare, utilities e banche.
Le materie prime hanno recuperato le perdite delle settimane precedenti, e si trovano ora largamente invariate rispetto a inizio anno. Il rischio di caos in Egitto, con il blocco del Canale di Suez, ha messo le ali al petrolio, mentre recenti commenti di alcuni esponenti dell’Opec sembrano indicare un prossimo aumento della produzione, che frenerebbe il favorevole momentum dei prezzi. L’incremento di produzione potrebbe tuttavia essere rallentato o bloccato dal desiderio dei paesi produttori di massimizzare gli introiti petroliferi, per mantenere la stabilità sociale nei loro paesi e nella regione mediorientale-nordafricana.