La rivoluzione liberale, una legge alla volta

Un rapido antefatto, per darvi le coordinate spazio-temporali dei tempi rivoluzionari che stiamo vivendo:

«Venerdì prossimo iscriverò all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri la proposta di riforma costituzionale in senso liberalizzatore dell’articolo 41, già definita dal Ministro dell’Economia: in sei mesi dobbiamo arrivare a stabilire che è lecito intraprendere e fare tutto quello che non è espressamente vietato dalla legge». Lo afferma il premier Silvio Berlusconi in una nota – Ansa, 31 gennaio 2011

Il consiglio dei ministri vi fu, e fu della ormai nota specie liofilizzata del “salvo intese”. E, come tale, non fu risolutivo:

Silvio Berlusconi, in conferenza stampa a palazzo Chigi, ha confermato che il governo ha dato via libera al disegno di legge costituzionale per la riforma degli articoli 41, 97 e 118, ma ha confermato anche che il testo deve essere ancora “perfezionato”. “La modifica dell’articolo 41 della Costituzione”, il cui testo “stiamo perfezionando con i nostri esperti” recita: “L’iniziativa e l’attività economica privata è libera ed è permesso tutto ciò che  non è espressamente vietato”. Un principio, ha proseguito il premier, “cardine” e “fondamentale” per il rilancio dell’attività di impresa – Ansa, 9 febbraio 2011

Un mese dopo, tutto tace, forse perché il governo è già passato ad un’altra tappa epocale della sua cavalcata nella storia d’Italia: la riforma della giustizia penale. Eppure, nell’ambito della libertà economica, qualcosa è accaduto, nel frattempo.

Ad esempio, nel decreto Milleproroghe è passato, dal prossimo primo luglio, l’aumento di 1 euro del prezzo del biglietto del cinema, per corpire le agevolazioni fiscali alla produzione cinematografica indigena. La forma delle curve di domanda ed offerta continua a sfuggire ai nostri baldi legislatori, che a grande maggioranza appartengono alla specie dei legulei, ma che hanno comunque un esame di economia politica nel piano studi. In pratica, con questo provvedimento si riduce la domanda di visioni cinematografiche per pagare film per i quali, molto spesso, la domanda latita.

Altro provvedimento che rischia di vedere la luce, e sul quale si è finora registrata un’entusiastica convergenza bipartisan è quello che limita l’entità degli sconti che i librai (tradizionali ed online) possono praticare sulle proprie vendite. Frutto di un’efficace azione di lobbying per spezzare le reni alla minacciosa Amazon.it, il disegno di legge, che appare particolarmente caro alla nostra gauche caviar (il francesismo è d’obbligo, vista la matrice ideologica del provvedimento), è piaciuto molto anche agli esponenti della nostra destra liberiota, che al Senato l’hanno votata compatti.

Ma il gioiello della corona resta indiscutibilmente un altro provvedimento che partirà il primo luglio: la reintroduzione nel nostro ordinamento tributario del principio del solve et repete. In base al quale, i debiti verso la pubblica amministrazione devono essere pagati prima di essere accertati.

A partire dal 1° luglio 2011, infatti, gli avvisi di accertamento in materia di Iva e di imposte dirette, notificati e relativi a periodi d’imposta in corso al 31 dicembre 2007 e successivi, diventano esecutivi decorsi 60 giorni dalla notifica. In caso di inadempimento, decorsi 30 giorni dal termine ultimo per il pagamento, la riscossione delle somme risultanti dagli avvisi di accertamento, in deroga alle disposizioni in materia di iscrizione a ruolo, è affidata in carico agli agenti della riscossione anche ai fini dell’esecuzione forzata.

Si prevede un boom di “recupero” d’imponibile, come nemmeno Vincenzo Visco avrebbe sognato, nei tempi d’oro del governo che voleva far piangere i ricchi sopra i 40.000 lordi annui d’imponibile. Poiché viviamo tempi rivoluzionari, considerate questo come il contributo di Tremonti. Ci tornerà utile, visto che la nostra non-crescita tende a causare buchi di gettito che devono essere chiusi, con le buone o con le cattive. Prossimo passo, una bella patrimoniale per celebrare le virtù della famiglia italiana?

La libertà avanza inesorabile, una leggina alla volta, anche senza costituzionalizzarla. Noi attendiamo fiduciosi che il nuovo “opinionista devoto” del servizio pubblico (a sua volta noto liberista duro e puro) possa “parlare male” anche di chi tradisce quotidianamente quel remoto slogan elettorale di 17 anni addietro, che è rimasto nell’immaginario collettivo di un paese evidentemente più fesso di quanto comunemente si pensi.

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