In caso non aveste capito

La manovra governativa poggia su 25 miliardi di euro di più o meno immediata reperibilità, tra massacri degli enti locali e patrimoniale sul risparmio. Il resto della manovra (circa 17-18 miliardi di euro) verrà invece dalla legge delega sulla riforma del fisco, e dal riordino delle ormai celebri 460 detrazioni e deduzioni fiscali ed assistenziali. In questo senso, Tremonti è stato chiaro: se non si arrivasse ad un accordo sulla riforma, scatteranno tagli lineari dell’ordine del 10-15 per cento a tali agevolazioni.

Se la frase in sé vi dice poco, ricordate che tra queste agevolazioni figurano voci quali la detrazione d’imposta per redditi di lavoro dipendente ed autonomo, e da pensione, che da sole assommano a 43 miliardi di euro. Ogni taglio a queste voci si trasforma automaticamente in aumento di pressione fiscale della stessa misura. Potremmo anche aggiungere interventi sui carichi di famiglia, e spingerci fino alla detrazione per interessi passivi su mutui prima casa. Se vi sembra una follia, ricordate che anche l’ipotesi di un testatico sul deposito titoli pareva frutto della mente malata di qualche nostalgico del Medioevo, eppure (ad oggi) si è materializzata.

Ma soprattutto, toglietevi dalla testa la formula magica del 20-30-40 per cento sulle aliquote Irpef: quei tagli (lineari o meno) alle agevolazioni fiscali serviranno tutti per il pareggio di bilancio. E per spingere il paese in recessione, alimentando un circolo vizioso fatto di stretta fiscale e buchi di bilancio che ha portato all’inferno gli altri paesi della periferia euro, stante l’assenza assoluta di misure per la crescita. Che del resto, come dice il nostro psichedelico premier, “non dipende dal governo”. La crescita non dipende dal governo, il dissesto certamente si, ed i libri di storia renderanno merito di ciò a Berlusconi.

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