Sulle due sponde dell’Atlantico prosegue la forte volatilità indotta dai problemi fiscali. Primi risultati aziendali statunitensi migliori delle attese, ma posti in secondo piano dalle notizie negative sul fronte macro e fiscale.
Da evidenze aneddotiche globali possiamo affermare che il rimbalzo della crescita, atteso per il secondo semestre, è in atto ma meno vigoroso del previsto. L’inflazione appare in rallentamento, fornendo sostegno alla spesa reale di consumatori, il Giappone appare in recupero dalle devastazioni causate da sisma e tsunami. La recente debolezza dei mercati è da porre in relazione soprattutto all’aumento dell’event risk sul debito statunitense e dalla crisi di debito sovrano europea, che inducono cautela e freno alle decisioni di spesa di produttori e consumatori.
Negli Stati Uniti, l’attesa per la scadenza del 2 agosto innervosisce i mercati, mentre prosegue il braccio di ferro tra Casa Bianca e Repubblicani. In Europa, i rischi sono amplificati dal deflusso di capitali dalla periferia europea e da decisioni comunitarie lente ed incoerenti su come condividere l’onere dei debiti pubblici, e cioè sull’ipotesi di integrazione fiscale e non più solo monetaria. La forte incertezza fiscale indurrà le banche centrali, al margine, a divenire più stimolative. Negli Stati Uniti Ben Bernanke lo ha suggerito, durante le audizioni congressuali semestrali. Ciò significa che se, nei prossimi mesi, la crescita dell’occupazione dovesse restare debole ed i timori di deflazione ripresentarsi, la Fed assumerà nuove azioni, incluse indicazioni su livello dei tassi, remunerazione sulle riserve bancarie e fors’anche rinnovati acquisti di titoli (il QE3).
Il tema d’investimento, in questo contesto, resta quindi la preferenza per paesi e settori che mostrano capacità di tenuta e crescita, con bassi livelli di indebitamento. I piccoli paesi sviluppati ed i mercati emergenti perseguono strategie di crescita meno squilibrate ed in un contesto fiscale generalmente sano, che consente l’investimento nei loro crediti e valute, sia nel settore privato che in quello pubblico.
Sui mercati del reddito fisso, rally dei paesi core. Italia ancora sotto i riflettori, con spread a nuovi massimi pluriennali, e misure di austerità (approvate in tempi record dal parlamento) finora incapaci di placare le inquietudini dei mercati. I risultati degli stress test bancari, comunicati a mercati chiusi venerdì 15 luglio, sembrano anch’essi non in grado di alleviare i timori degli investitori circa la possibilità di nuove ricapitalizzazione nel settore in Europa. Nel complesso, al momento inversioni di tendenza appaiono improbabili nel breve termine: la volatilità dovrebbe continuare ad essere elevata, e probabilmente portare con sé anche una riduzione del grado di liquidità dei mercati obbligazionari.
Mercati azionari in calo durante la settimana, tornati nella fascia mediana del corridoio in essere da febbraio. Le notizie positive dalla reporting season statunitense del secondo trimestre sono più che controbilanciate dai rinnovati timori intorno alla periferia dell’euro ed ai negoziati sul debito statunitense, che al momento sembrano quindi vanificare posizioni direzionali.
I mercati del credito performano in linea con gli altri mercati rischiosi. Gli spread europei allargano più di quelli statunitensi, a causa dell’escalation della crisi di debito sovrano all’Italia. Gli esiti degli stress test bancari, che prevedono esigenze di ricapitalizzazione per soli 2,5 miliardi, non sembrano destinati a convincere gli investitori.
Sul mercato dei cambi, attenzione al trend di diversificazione valutaria in uscita dal G4 (Usa, Ue, Giappone, Regno Unito) e verso paesi sviluppati minori ed emergenti.
Le materie prime sono complessivamente invariate in settimana, con un piccolo calo del prezzo del greggio compensato da rialzi per metalli preziosi ed agricoltura. Nuovo massimo storico di tutti i tempi per l’oro, a 1587 dollari l’oncia, sulle rinnovate tensioni provenienti dalla periferia euro, e sui reiterati nulla di fatto ai colloqui sul tetto del debito tra Repubblicani e Democratici. Le banche centrali continuano, anche nel secondo trimestre, ad essere compratrici nette di oro, guidate da Cina, Russia ed India. Con produzione vincolata e domanda proveniente dal settore istituzionale e da investitori al dettaglio, l’oro dovrebbe continuare a trovare supporti per nuovi massimi. Materie prime agricole in rialzo di circa il 4,5 per cento in settimana, dopo che il Dipartimento dell’Agricoltura statunitense ha pubblicato le proprie stime aggiornate su domanda ed offerta mondiali, che mostrano un forte aumento di produzione di mais, spinto dagli Stati Uniti.