Ancora voci confuse sull’esito dei vertici europei, ma azionario e crediti statunitensi in rialzo. Molti investitori restano in attesa degli eventi europei.
Mentre il weekend pare aver portato a determinazioni sul nuovo haircut greco (in un intorno del 50-60 per cento) e su più elevati quozienti di capitale per le banche europee, da conseguire entro la metà del prossimo anno, la decisione sul finanziamento e sull’eventuale leva dell’EFSF sembra essere stata spostata al secondo vertice, previsto mercoledì 26 ottobre. La solita domanda è se questi vertici riusciranno a porre fine alla crisi di debito sovrano europea iniziata con la grande recessione del 2007-2009. Lo scenario più probabile è che l’eventuale avvio di una risoluzione favorevole non impedirà una ricaduta in recessione dell’Europa, a causa della riduzione della leva finanziaria delle banche e delle misure di austerità.
In caso di positiva soluzione della crisi, è verosimile attendersi un rimbalzo anche vistoso dell’azionario e del credito europeo, banche incluse, ed un rally dell’euro contro dollaro, anche se non molto vistoso. Buono anche il potenziale di rimbalzo dei paesi emergenti. A livello globale, negli Stati Uniti i dati macro stanno uscendo più forti delle attese, sostenendo gli indici di sorpresa e dando per acquisito che il temuto stallo del terzo trimestre non si verificherà. Speranze anche per un soft landing della Cina.
Sul mercato del reddito fisso, nuovo allargamento degli spread non solo della periferia europea ma anche della Francia, in parte a causa del rischio di perdita della tripla A, che comprometterebbe anche la struttura dell’EFSF. In settimana l’obbligazionario emergente ha recuperato circa metà delle pesanti vendite del mese di settembre, ed i deflussi dai fondi comuni obbligazionari si sono al momento arrestati.
Sul mercato azionario, indici americani ancora positivi, per la terza settimana consecutiva. Una reporting season finora complessivamente migliore delle attese, e le sopracitate sorprese sui dati macroeconomici, hanno alimentato il rally. I due terzi circa delle società americane che hanno finora riportato hanno battuto le aspettative. Il livello di utili per azione implicito nell’indice S&P 500 è atteso crescere del 16 per cento sull’anno precedente ed i margini di profitto appaiono in ulteriore espansione rispetto allo scorso anno. Anche il fatturato per azione è stimato crescere nel trimestre del 10 per cento rispetto all’anno precedente. Il dato di novembre degli indici dei direttori acquisti di imprese manifatturiere è atteso segnare una espansione a livello globale, paesi sviluppati inclusi. La eventuale conferma di tale espansione anche in ambito europeo, in presenza dell’avvio di una soluzione della crisi di debito dell’Eurozona, potrebbe innescare un rally dei ciclici europei, che appaiono oggi in forte sottopeso nei portafogli.
Sul mercato dei crediti, significativo restringimento sul mercato statunitense, a seguito delle positive sorprese dal lato macroeconomico e degli utili del terzo trimestre. Il mercato americano degli High Yield ha visto la scorsa settimana un influsso sui fondi comuni al massimo degli ultimi due anni.
Materie prime in calo di circa l’1 per cento in settimana, guidate dai metalli di base. Rame particolarmente volatile, ma iniziano ad affiorare indicazioni di ripresa della domanda, anche cinese. Petrolio largamente invariato in settimana, malgrado la notizia dell’uccisione del colonnello Gheddafi e del capo delle sue forze armate per opera dei ribelli libici. La notizia ha avuto scarso impatto sui prezzi perché i ribelli si erano già in precedenza assicurati il controllo degli impianti petroliferi, ma la notizia è comunque positiva perché pare che Gheddafi avesse pianificato una campagna di insurgency destinata ad ostacolare il ripristino della produzione petrolifera.