E la Germania monetizzò la crisi

Oggi asta del Bubill semestrale, l’equivalente tedesco del nostro Bot, e rendimenti di aggiudicazione divenuti negativi. Assegnati 3,9 miliardi di euro a meno 0,0122 per cento. Non male, no?

Da oggi è in vigore il nuovo regolamento di presentazione delle offerte in asta per i Bubill, che prevede che le medesime avvengano non in termini di rendimento bensì di prezzo. In questo modo, nulla vieta di presentare offerte a prezzo pari o superiore a 100, circostanza che quindi determina rendimenti nulli o (come oggi) negativi. Questa innovazione si è resa necessaria per evitare distorsioni, visto che sul mercato secondario i Bubill quotano già a rendimento negativo.

Quindi, che dire? Che si conferma e si accentua il fenomeno di flight to quality (o meglio di flight to safety) giocato dal debito sovrano tedesco. Gli investitori sono disposti ad ottenere rendimenti negativi pur di affidare il proprio denaro ad un debitore ritenuto ultra-sicuro. Il fatto che il fenomeno sia presente solo sulla parte a brevissimo che inferenze può indurre? Forse gli investitori pensano che entro un breve arco temporale possa esserci un collasso dell’Eurozona, con eventuale fuoriuscita della Germania e quindi adozione del nuovo marco, con conseguente enorme guadagno in conto cambi? E’ solo una ipotesi, ovviamente. Ma certo questo dato, assieme a quello sull’andamento dei depositi bancari, conferma che la Germania sta godendo di un impressionante shock positivo di liquidità, causato dalle enormi e crescenti distorsioni che la situazione in Eurozona implica.

Non vorremmo che i tedeschi stessero pensando di capitalizzare troppo su questa distorsione ad essi favorevole, tirando la corda fino ad un secondo prima della catastrofe, e sbagliando clamorosamente i calcoli. Ma da oggi la frase di Mario Monti “anche la Germania ha goduto dei benefici dell’euro” assume un nuovo, e ben più sinistro, significato.

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