Amerikani d’Italia, fate un respiro profondo

Ieri è uscita un’Ansa, che diceva così:

«La nuova indennità di disoccupazione (assicurazione sociale per l’impiego, sostituirà le tutele attuali, compresa la mobilità, tranne la cig ordinaria) proposta dal ministro Fornero prevede un tetto massimo di 1.119 euro lordi, una durata di 12 mesi che sale a 18 per gli over-58. Prestazione che si ridurrà del 15% ogni 6 mesi»

E’ solo un canovaccio, che si deve allo sforzo quasi eroico del governo e di Elsa Fornero di mettere assieme un sistema di ammortizzatori sociali universali senza usare i fondi sociali (cosa che ovviamente scatenerebbe una guerra tra poveri) e in un contesto di assoluta penuria di risorse fiscali. Siamo in evidente modalità di nozze coi fichi secchi, non si può certo fare una colpa di ciò all’esecutivo. Oggi sui giornali è di fatto uscito questo lancio d’agenzia “cucinato” in vario modo, ma resta la sostanza di un buio pesto, che al momento è la nostra unica certezza.

In circostanze come questa sarebbe opportuno tacere, sospendere il giudizio ed attendere gli sviluppi. Non tutti riescono a far prova di continenza, purtroppo. Così, ecco i ditini levati al cielo ad ammonire sui potenti disincentivi che questo “tetto” di 1.119 euro causerebbe. Pare davvero troppo difficile credere che, se lo si è chiamato “tetto”, ciò suggerisce che possa trattarsi di una erogazione massima, parametrata con tutta probabilità ad una retribuzione ben maggiore. Non sia mai: disincentivo, disincentivo!, urlano i nostri amerikan-progressisti. Che forse pensano (ma se così fosse dovrebbero esplicitarlo in un bel paper o in un articolo ad hoc) che l’ottimo sarebbe, al solito, un bel sussidio capitario, cioè in somma fissa uguale per tutti e sganciato dalla retribuzione. E pensare che anche nei leggendari States il sussidio è erogato in frazione dell’ultima retribuzione, poco più di un terzo della medesima, con tutte le deroghe del caso.

Allo stesso modo, il deficit di questa tipica analisi da Twitter (ci siamo caduti tutti, non è grave) “dimentica”, oltre al tetto, che quella cifra viene tagliata del 15 per cento dopo 6 mesi, e di un altro 15 per cento dopo 12 mesi per gli over 55, che percepiranno il sussidio per 18 mesi. Sarebbe bastato valutare questi due fattoidi per risparmiare un cinguettìo. Che  peraltro parte dal presupposto che, nel pieno di una epocale crisi fiscale, il governo nella sua collegialità ed il ministro del Lavoro in particolare siano degli emeriti idioti, protesi a creare disincentivi al leggendario aumento dell’offerta di lavoro. Superfluo però segnalare che questa presa di posizione ha già scatenato la muta di piccoli e grandi fan, quel sottoprodotto tipicamente da social network che ama fare il liberista con i guai e le tasse altrui. Quindi, cari amerikani d’Italia, rilassatevi: il paese è comunque ben avviato verso un processo di vietnamizzazione: indietro non si torna.

Dev’essere la crisi, abbiamo tutti la tendenza a tranciare analisi  e sentenze. Un bel sabbatico non guasterebbe. Dalla crisi, soprattutto. Ma chi ha alte competenze economiche e più o meno riconosciuti ruoli pubblici di opinion making dovrebbe sforzarsi di essere più prudente.

Update (14 marzo 2012) – Ecco la bozza della proposta governativa di riforma degli ammortizzatori sociali. Alle pagine 3 e 4 il calcolo del nuovo sussidio di disoccupazione, definito “assicurazione sociale per l’impiego”. Il 70 per cento del reddito fino a 1250 euro mensili, indicizzato all’inflazione, più il 30 per cento per il reddito eccedente tale quota, e fino al massimale di 1.119 euro. Visto quanto era semplice? Bastava attendere il dettaglio.

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