Dal primo novembre scatta la messa al bando degli scambi sui cosiddetti credit default “nudi” sui 27 paesi dell’Unione europea, cioè quelle posizioni in cui l’investitore non possiede il sottostante, cioè il titolo di stato. Lo scopo del divieto è quello di consentire l’uso dei cds per esclusive finalità di copertura, e non per scommettere sul deterioramento del merito di credito di un emittente. L’idea sarà pure condivisibile, parlando in astratto, ma porta con sé le inevitabili conseguenze non intenzionali. Come tutto quello che attiene alla finanza, del resto.
Il risultato immediato del divieto, deliberato lo scorso aprile e con un “periodo di grazia” che scade il 31 ottobre, durante il quale andavano chiuse le posizioni “nude” aperte da aprile, è stato quello dell’evaporazione di liquidità sullo strumento, sia su singoli emittenti che su indici che includono emittenti della Ue.
Nelle ultime settimane, sul mercato dei cds, si è osservato un violento rally di restringimento degli spread. Se il verosimile catalizzatore di questo movimento può essere considerata la presa di posizione di Mario Draghi sul sostegno condizionato ai debitori sovrani, il movimento può in effetti aver assunto caratteristiche di violenta ricopertura proprio in virtù dell’esistenza della scadenza del primo novembre.
Tutto bene, quindi, speculazione abbattuta? Come sempre, chiediamoci cosa è “speculazione”. La risposta è presto data: speculazione è l’azione di operatori di mercato che decidono di mettere alla prova le incoerenze e le vulnerabilità di un sistema economico, sia esso micro (un’azienda) o macro (un sovrano). In questa “scommessa” lo speculatore fornisce al contempo al mercato un’importante fonte di liquidità. Ponendo il divieto al trading “nudo” sui cds, le autorità europee hanno in realtà privato il mercato di preziosa liquidità. Oggi questo può apparire un falso problema, visto che l’azione potenziale della Bce ha di fatto abbattuto la volatilità, costringendo gli investitori a modificare la propria valutazione di rischio e rimuovendo al momento la probabilità di eventi estremi e di una vera e propria rottura del mercato a causa della unidirezionalità dei flussi, tutti in vendita, che è stata alla base degli episodi più virulenti della crisi (il famoso prosciugamento di cui abbiamo più volte parlato).
Ma che accadrebbe (che accadrà) se la crisi dovesse ripresentarsi, in un modo o nell’altro? Che il mercato sarà stato privato di una fonte di liquidità, ed agli investitori non resteranno alternative alla vendita dei titoli sovrani, col rischio di ricreare condizioni di unidirezionalità. Senza contare che i mercati potrebbero decidere di scommettere contro un paese usando i cds nudi sulle banche o sulle imprese di quel paese.
Forse non accadrà nulla di ciò, forse ci attende una meravigliosa era atarassica, in cui la speculazione sarà bandita dal genere umano, assieme alla guerra ed alle malattie. Mentre attendiamo quell’era, facciamo attenzione alle conseguenze inintenzionali, la vera essenza dell’avventura dell’umanità.