Gli elettori come i mercati

di Mario Sechi – Il Tempo

Governare è un mestiere difficile. E il carattere degli italiani è inafferrabile: pronti a esaltare e calpestare, osannare e denigrare. Un Paese unito – ma sempre diviso tra guelfi e ghibellini – prende e lascia i suoi leader senza pensarci troppo. Guidare l’Italia, bell’affare. Un anno fa toccò a Mario Monti, chiamato dai partiti a spegnere l’incendio che avevano appiccato. Il Prof ha cercato di fare il possibile in un Paese spesso impossibile. Ha commesso degli errori? Certo. Poteva fare meglio? Non ci sono dubbi. Ma i partiti, cari lettori, hanno fatto di peggio e per questo a lui si sono affidati.

Si è aperta la campagna elettorale e vedo demagoghi e ciarlatani farsi avanti con il loro banchetto di pozioni miracolose. Pensano che gli italiani siano smemorati. C’è chi ha perso il ricordo del «come eravamo» e chi sogna di lucrare sopra un altro regime change, ma i fatti parlano da soli: l’estate scorsa lo spread raggiunse quota 500 punti e una bella fetta era originata dal «rischio politico» del Paese. Tornare indietro? Tutti in carrozza, ma dovete ricordare che l’autunno scorso l’Italia non aveva i soldi per pagare gli stipendi degli statali. La pressione fiscale? Era a livelli record con Berlusconi e Tremonti ministro dell’Economia.

Il rigore? In quella stagione il verbo era questo: «Rispettare gli impegni con l’Europa». Ci sono buoni motivi per criticare Monti e la sua austerità (leggere il bel libro di Mario Seminerio, «La cura letale», recensito oggi sul nostro giornale, per averne prova), ma ve ne sono di eccellenti per mandare un messaggio ai partiti: «Fatevi un esame di coscienza». Il Pdl governava e ha fallito la sua missione, il Pd faceva antiberlusconismo senza costruire l’alternativa. Il risultato della crisi di governo avrebbe dovuto essere il voto, invece i partiti hanno alzato le braccia e chiesto a Napolitano la tregua. Monti è arrivato per loro implorazione, non per un complotto marziano.

Ora vorrebbero liberarsene dipingendolo come un satrapo, ma la «gran cassata» siciliana annuncia un nuovo scenario: il prossimo Parlamento sarà «balcanizzato» e «grillato» a fuoco lento. I partiti chiederanno a Monti di restare per evitare la scure finanziaria. I mercati votano la fiducia. Come gli elettori. E per una volta sono d’accordo: questi partiti non la meritano.

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