Grandi misteri d’Italia

Mentre il mondo celebra (si fa per dire) il quinto anniversario del collasso di Lehman, nella piccola e cenciosa periferia dell’impero, dove le giornate trascorrono tra l’attesa per un misterioso video di un anziano signore (che da vent’anni spaccia illusioni in non modica quantità) e le battute da pievano di paese di un giovin signore che ambisce a succedergli per tirar fuori il sopracitato cencioso paese da un gramo avvenire che è frutto pressoché integrale del troppo tempo perso a leggere fiabe, un fremente tribuno della plebe dal lieve difetto di dizione ma dall’immaginifico vocabolario fornisce il suo contributo alla comprensione della crisi, con sublime approccio maieutico.

“Per uscire dalla crisi bisogna tagliare le unghie alle banche e mettere regole precise ai mercati finanziari, uscire da assenza di trasparenza e capire perché le banche in Italia continuano a non erogare crediti“, disse Nichi Vendola intervistato da RaiNews24.

Noi, che non abbiamo l’aspirazione di indicare al Popolo la via della redenzione e del riscatto, possiamo però aiutare Vendola a capire perché in Italia “le banche continuano a non erogare crediti”. Repetita iuvant: le banche (non solo quelle italiane) hanno prestato troppo negli scorsi anni, ed ora devono rientrare entro parametri di sicurezza. Non solo: le banche italiane (ma non solo loro) sono sottocapitalizzate, cioè hanno troppo pochi mezzi propri rispetto ai nuovi standard internazionali, che puntano ad evitare la ripetizione di crisi come quella in cui siamo finiti da cinque anni a questa parte. Quindi, le banche (non solo quelle italiane) devono fare il cosiddetto deleveraging, cioè ridurre il proprio grado di indebitamento.

Ciò può avvenire facendo aumenti di capitale e/o riducendo gli attivi di bilancio, cioè prestando meno e chiedendo ai debitori di rientrare dai debiti. In paesi a forte dipendenza dal credito bancario, come il nostro, ciò causa una cosa chiamata credit crunch, che si somma alla stretta fiscale degli ultimi anni, causando il soffocamento dell’economia. Ciò provoca l’aumento delle perdite su crediti, che a loro volta causano alle banche nuove erosioni di mezzi propri, che causano nuove strette al credito.

Non è difficile da comprendere, in fondo: è un circolo terribilmente vizioso. Non è che le banche si divertano a non prestare, visto che prestare, quando l’economia è sana, contribuisce agli utili molto più che comprarsi titoli di stato, altro concetto che alle nostre termiti sociali, di destra e sinistra, proprio non entra in mente.

Se Vendola (ma anche i suoi dirimpettai destri e maldestri alla Fratelli d’Italia) riuscisse a comprendere questo concetto, saprebbe anche che le banche hanno oggi una redditività sui mezzi propri che è pari ad un prefisso telefonico, e molte di esse sono in rosso perché costrette ad aumentare gli accantonamenti a perdite su crediti e svalutare pesantemente avviamenti che non esistono più.

Quindi Vendola, se solo volesse fare uno sforzo, arriverebbe a comprendere “perché le banche non prestano”. Certo, poi potete anche stigmatizzare che le banche hanno prestato a Zaleski e quindi sono entità spregevoli. Potremmo anche darvi ragione, ma vi preghiamo di riflettere circa il fatto che hanno prestato anche a molte imprese e famiglie senza preoccuparsi troppo dei rischi dell’operazione, perché impegnate a “recepire le istanze del territorio” e dei politici di turno, con cui i banchieri (di sistema e non) tendono da sempre ad attovagliarsi.

Poi la punizione arriva, e nascono crisi di settore che andranno gestite, al termine delle quali avremo banche online come se piovesse, a pochi anni di distanza da quando prestigiosi consulenti teorizzavano l’esigenza di avere la filiale brick and mortar sotto casa, un po’ come accaduto nel corso dei decenni a ospedali, tribunali, uffici postali, stazioni ferroviarie.

Quindi la sintesi è presto detta: Vendola e quelli come lui, che hanno fatto del vaniloquio una professione, trovando peraltro una robusta “domanda di mercato” in termini di credulità e desiderio di sentirsi dire che il Sol dell’Avvenire sorgerà un giorno a spazzare via il Male dal mondo, prenda atto che le banche sono in crisi. Magari leggendo i giornali, che sono poco credibili ma a volte, eccezionalmente, si limitano a riferire ciò che accade. Così forse, ma solo forse, un giorno smetteremo di sentire questa fiaba delle banche cattive che non prestano perché hanno deciso di spararsi sui piedi o su altre parti anatomiche. Non ci sono Grandi Vecchi che non prestano perché gli alieni hanno deciso che l’Italia deve essere messa in ginocchio, né c’è un Sistema Imperialista delle Banche Tafazziane che ha scelto di andare in dissesto per servire Superiori Interessi. Vendola ed i suoi amici di destra e sinistra se ne facciano una ragione.

Quindi sbrigatevi a scoprire nuove idiozie narrative con cui fare i comizi, perché davvero non se ne può più.

Sostieni Phastidio!

Dona per contribuire ai costi di questo sito: lavoriamo per offrirti sempre maggiore qualità di contenuti e tecnologie d'avanguardia per una fruizione ottimale, da desktop e mobile.
Per donare con PayPal, clicca qui, non serve registrazione. Oppure, richiedi il codice IBAN. Vuoi usare la carta di credito o ricaricabile, in assoluta sicurezza? Ora puoi!

Condividi