Macromonitor – 8/12/2013

I mercati azionari recuperano una settimana di flessioni proprio nel giorno che sembrerebbe avvicinare l’avvio del tapering, con i dati positivi sul mercato del lavoro statunitense di novembre. Rendimenti obbligazionari in rialzo ma più composti proprio nel giorno critico. Materie prime ancora deboli per rialzo dei rendimenti e pressioni disinflazionistiche. La Bce, dopo l’azione del mese scorso, resta ferma e l’euro si rafforza. Diamo uno sguardo sul 2014.

L’anno sta per terminare con l’economia mondiale in crescita moderata, intorno al 2,5%. La sorpresa viene soprattutto dalla generalizzata pressione disinflazionistica e dalla difficoltà dei paesi emergenti a mantenere il passo di crescita dello scorso anno. E’ stato un anno molto positivo per il mercato azionario, con recuperi dell’ordine del 20-25% che hanno praticamente doppiato le stime di consenso di inizio anno. Titoli di stato con ritorni lievemente negativi, in area core (Stati Uniti, Germania, Regno Unito). Anche le materie prime mostrano un calo medio di circa un punto percentuale sull’anno. Spread in ampio restringimento nel corso dell’anno sulle obbligazioni societarie ma in allargamento sul debito esterno dei paesi emergenti, che hanno sofferto l’annuncio del tapering della scorsa primavera.

Per il prossimo anno, le ipotesi di consenso prevedono una accelerazione della crescita, quasi esclusivamente nei paesi sviluppati, in conseguenza di un allentamento della stretta fiscale in Europa e negli Stati Uniti.

Tra le determinanti macroeconomiche dell’andamento dei mercati nel 2014 ci sarà il posizionamento nella fase di un ciclo economico reso fortemente anomalo dall’eredità della crisi. Secondo il consenso, dovremmo trovarci ormai in una fase intermedia di tale ciclo espansivo, iniziato ufficialmente nell’estate del 2009. Le incognite sono rappresentate dall’inflazione (che come detto tende a decelerare) e dalla crescita, che potrebbe accelerare. Tra le altre determinanti ci saranno l’avvio del tapering, con gli acquisti di Treasury ed obbligazioni sostituiti dalla forward guidance nel tentativo di non fare deragliare mercati e crescita; la “Yellen Put” che sostituirà la “Bernanke Put”; e la continua ricerca di fonti di ritorno sull’investimento che possano compensare una realtà fatta di ritorno zero sulla liquidità. I giganti asiatici (Cina, Giappone, India) sono attesi proseguire sulla strada delle riforme strutturali.

La politica monetaria dovrebbe restare molto espansiva anche nel 2014, con la Fed che avvierà la cessazione degli acquisti di Treasury e mutui ma farà ricorso ad indicazioni sulla durata delle condizioni di tassi ufficiali a zero. L’attesa è comunque per un rialzo dei rendimenti ed un irripidimento delle curve di rendimento, che causerà ritorni totali lievemente negativi sull’investimento obbligazionario. Sulle obbligazioni societarie, l’attesa è per una ulteriore riduzione degli spread ma più contenuta, e con ritorno sull’investimento che premierà l’High Yield più che l’investment grade, visto che quest’ultimo ha elevata sensitività al livello dei rendimenti obbligazionari governativi, attesi in rialzo. Le materie prime dovrebbero tornare a segnare variazioni positive, spinte da miglioramenti nella crescita industriale globale.

Nel corso del 2013 il mercato dei titoli di stato ha visto i peggiori ritorni sull’investimento dal 1994. Tale debolezza dovrebbe proseguire nel 2014, a causa della crescita attesa. Le pressioni disinflazionistiche in atto dovrebbero tuttavia sorreggere almeno la parte a breve termine delle curve dei rendimenti. In Eurozona, le pressioni disinflazionistiche dovrebbero mantenere la Bce in un atteggiamento ancora espansivo. Ci sono quindi le condizioni teoriche per un andamento divergente tra regioni, con l’obbligazionario dell’Eurozona che dovrebbe fare meglio, in termini di ritorni, rispetto a quelli britannico e statunitense. Il persistere di condizioni espansive dovrebbe aiutare la periferia dell’Eurozona a sovraperformare i Bund, con conseguente restringimento degli spread.

I mercati azionari del 2013 stanno per consegnare il risultato migliore dal 2009. Gli indici globali sono in rialzo da inizio anno di circa il 20%, con Giappone e Stati Uniti ai primi due posti. Le condizioni alla base del rialzo dovrebbero restare intatte, anche se potrebbe crescere l’incertezza legata alle valutazioni in questa fase di questo anomalo ciclo economico, e produrre quindi fasi di volatilità di breve termine. In Eurozona, la Bce ha sinora mostrato minore supporto all’economia, per i noti vincoli istituzionali alla propria azione, e nel 2014 (anno in cui dovrebbe compiersi un passo decisivo verso l’unione bancaria europea) potrebbe essere chiamata a nuove prove di “creatività”. I mercati azionari emergenti dovrebbero continuare a sottoperformare quelli sviluppati a causa di condizioni finanziarie più strette, deflussi di fondi causati dal tapering, rallentamento della crescita. Entro tale comparto, tuttavia, l’Asia dovrebbe fare meglio dell’America Latina: quest’ultima è più sensibile al ciclo delle materie prime, mentre le azioni asiatiche sono sorrette dal ciclo di riforme cinesi, oltre che dagli stimoli giapponesi.

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