Misteriosamente ottimisti o desolatamente creduli?

La notizia del giorno (si fa per dire, visto che il flusso di notizie è tipicamente da periodo festivo) è che l’indice di fiducia dei consumatori italiani ha toccato ad aprile una vetta che non vedeva dal lontano 2010. Sognare costa molto poco, essere galvanizzati sul nulla pare tuttavia una pericolosa inclinazione degli italiani.

L’indice di fiducia dei consumatori, in Italia, non appare legato in modo statisticamente significativo all’andamento della variabile che da esso dovrebbe conseguire logicamente, cioè l’andamento delle vendite al dettaglio. Ne avevamo già parlato lo scorso anno, quando la fiducia cresceva a grandi falcate eppure l’andamento delle vendite al dettaglio si inabissava. Ora ci risiamo.

A gennaio 2013 l’indice di fiducia toccava il minimo, al livello destagionalizzato di 84,8. Da quel momento, in corrispondenza con l’arrivo del governo di Enrico Letta, iniziava un rally impressionante, che portava l’indice al valore di 100,8, a settembre. Poi, i mesi autunnali hanno visto un costante calo, in parallelo (forse) con la realtà che bussava alla porta, con una Legge di Stabilità che ha portato nuove tasse e con il progressivo sfilacciamento del governo Letta. Nel frattempo, però, l’indice delle vendite al dettaglio continuava ad inabissarsi.

In pratica, entusiasmo per le promesse della politica e depressione nel portafoglio. Poi è iniziata la gloriosa Era Renzi, e la musica è cambiata. O meglio, è tornato il vecchio spartito: indice di fiducia al galoppo, da 97,9 di febbraio al 105,4 di aprile. Nel frattempo, la realtà restava ingrugnita, con vendite al dettaglio in continua flessione. A voler essere generosi, la derivata seconda delle vendite al dettaglio sta migliorando: la flessione tendenziale, cioè anno su anno, rallenta, pur restando negativa. Interessante il fatto che i soggetti che hanno risposto alla rilevazione indichino un peggioramento delle opportunità correnti di risparmio, mentre restano stabili quelle future. Come spesso è capitato dall’inizio della crisi, gli italiani ad intervalli regolari mostrano di credere a “qualcosa”, o a “qualcuno”.

Continua, quindi, questo affascinante fenomeno: gli italiani sembrano entusiasmarsi per le fiabe della politica, mentre continuano a spendere sempre meno. Sappiamo quello che state pensando: non si può fare una analisi univariata e causale di questo genere, gli indici potrebbero variare per molteplici cause, ed anche in altri paesi europei si registrano recuperi della fiducia dei consumatori. Avete ragione: eppure, è singolare che in questo paese esista e persista una simile divaricazione tra fiducia e realtà. Attendiamo i prossimi dati sulle vendite al dettaglio, visto che l’ultimo dato disponibile è quello di gennaio. Ma l’andamento della correlazione negli ultimi anni, e soprattutto nell’intero 2013, quando di sera già registrata la “scossa” di fiducia lettiana, induce a non essere ottimisti.

Nel frattempo, oplà:

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