E venne il gran giorno della stima finale del Pil italiano del primo trimestre, inclusa sua disaggregazione per componenti. L’Italia è fuori dalla recessione, almeno a livello di numeri. Ma l’analisi più approfondita del dato presenta una anomalia che lascia perplessi e smorza gli ottimismi.
Dunque, abbiamo un +0,3% trimestrale, come da prima stima. Come si forma questo dato? Deludono ancora i consumi, a meno 0,1%, fatto interamente dalle famiglie, che quindi restano assai poco toniche. Per contro, appare piuttosto positivo il contributo degli investimenti, a +0,3% trimestrale. Tra poco vedremo tuttavia che non è tutto oro, o meglio che in questo paese non è in corso una generalizzata ripresa degli investimenti. La domanda estera netta sottrae al Pil del trimestre ben lo 0,4%, per effetto di esportazioni invariate e di un mini-boom di importazioni. Anche qui, tra poco vedremo il motivo ma aspettate ad entusiasmarvi: come visto anche dal dato sui consumi, il maggiore import non è dovuto ad un inopinato boom dei consumi.
E veniamo alla maggiore anomalia: le scorte contribuiscono alla crescita trimestrale per ben lo 0,5%. E qui ci sarebbe da preoccuparsi non poco se non fosse che esiste una verosimile spiegazione, più rassicurante. Per arrivare alle conclusioni, andiamo a sezionare il dato sugli investimenti fissi lordi, che come detto sono cresciuti nel trimestre di ben lo 0,3%. Se analizziamo le componenti degli investimenti, scopriamo tuttavia che l’investimento in macchinari ed attrezzature è diminuito nel trimestre dello 0,9%. Quindi no buono. Meglio quello l’investimento in costruzioni, in crescita dello 0,5% trimestrale.
Ma il vero boom proviene dai mezzi di trasporto, a +28,7% nel trimestre. Che significa, ciò? Che la produzione di veicoli ha praticamente fatto il Pil da sola, nel primo trimestre. Non solo: anche l’abnorme contributo delle scorte alla crescita trimestrale del Pil, che in condizioni normali dovrebbe preoccupare molto, è verosimilmente dovuto in ampia parte a questo mini boom di produzione di veicoli. Quindi, semplificando e brutalizzando: la ripresa di produzione in Italia da parte di Fiat Chrysler Automobiles ha fatto il Pil italiano del primo trimestre. Questo è certamente positivo, anche per le ricadute sull’indotto, e conferma che l’industria dell’auto è ancora magna pars della manifattura italiana, ma esiste il rovescio della medaglia: se qualcuno pensa che l’industria italiana stia ripartendo, con questo dato di investimenti, se la faccia passare.
Non solo: questo eclatante risultato della produzione di veicoli è chiaramente un effetto di takeoff, della ripartenza della produzione in Italia. Potrà anche crescere nei prossimi trimestri, ma è destinata a livellarsi, ed anche piuttosto rapidamente. Non proprio un effetto una tantum ma quasi. E la mancata crescita dell’export è preoccupante, per chi punta ad ampliare la ripresa. Come sempre, grattare sotto la superficie dei luoghi comuni è sempre molto utile.