Ieri in tarda serata la banca centrale portoghese ha comunicato che Banco Internacional do Funchal (Banif), è stato posto in regime di risoluzione e diviso in una good bank, ceduta alla filiale portoghese degli spagnoli di Santander per 150 milioni di euro, ed una bad bank, con pesante partecipazione dei contribuenti portoghesi. L’intervento prevede una interessante variante dello schema adottato dall’Italia per risolvere le quattro banche.
La differenza con l’Italia deriva dal fatto che Banif resta in piedi e non diventa bad bank. Conterrà un “assai ristretto numero di attivi”, fronteggiati al passivo dal capitale proprio della banca e dalle obbligazioni subordinate. Quindi azionisti e creditori subordinati non vengono azzerati, come invece accaduto in Italia. Gli attivi rimasti in Banif verranno liquidati, e con essi si andranno a rimborsare pro-rata azionisti ed obbligazionisti junior. Che poi questo possa ammontare a pochi spiccioli, lo scopriremo.
La vera bad bank non sarà quindi la banca “devitalizzata”, come accaduto in Italia bensì un veicolo speciale, e qui entra in gioco il denaro dei contribuenti. Il denaro pubblico ammonterà a 1,76 miliardi di euro per coprire “future contingenze” (tradotto: perdite sul portafoglio di sofferenze), mentre altri 489 milioni di euro verranno dal fondo nazionale di risoluzione, alimentato dal sistema bancario. Banif ha attivi pari al 7% del Pil portoghese, e dispone di depositi per 6,3 miliardi di euro. È il primo prestatore a Madeira e nelle Azzorre, con una quota di mercato del 30%.
L’aiuto di stato, approvato dalla Commissione Ue, è pari a 3 miliardi di euro. A tale cifra si giunge sommando agli aiuti deliberati oggi anche l’aumento di capitale sottoscritto dallo stato portoghese a gennaio 2013, per 700 milioni di euro, più una iniezione di titoli obbligazionari ibridi per 400 milioni, anch’essa sottoscritta dallo stato portoghese e nel frattempo rimborsata per circa tre quarti. La Ue aveva aperto un’indagine sugli aiuti di stato che è stata chiusa solo oggi, con la cessione della parte sana della banca a Santander. Dopo quasi tre anni, le autorità portoghesi hanno dovuto prendere atto che la banca non stava in piedi da sola.
Quindi l’intera operazione è costata molto cara al contribuente portoghese. Ma noi siamo certi che voi avreste preferito un esito simile anche da noi per riaffermare la nostra sovranità. Giusto?
P.S. Il neo premier, Antonio Costa, informando i contribuenti portoghesi dell’esito della vicenda, ha criticato il precedente governo di centro-destra di Pedro Passos-Coelho per “non aver agito prima”, ed ha detto che serve una profonda riflessione sul ruolo della banca centrale e degli altri regolatori per garantire la stabilità del sistema finanziario. Vi ricorda nulla?