Fine anno, tempo di bilanci. Ieri l’Associazione bancaria italiana ed oggi l’Ance, l’associazione dei costruttori edili italiani, hanno promesso mirabilie, per il 2016 ed il 2017. Perché l’Italia ha questo, di bello: è in atto una ripresa vigorosa di cui il meglio deve ancora arrivare. E sempre l’anno prossimo.
Per Abi, che elabora il rapporto Afo, gli impieghi delle banche italiane si avviano verso la ripresa: i prestiti ai residenti cresceranno solo marginalmente quest’anno (+0,1% dopo il -1,4% del 2014) ma nel 2016 aumenteranno del 2% e nel 2017 del +3,1% nel 2017. L’Abi rileva inoltre che attualmente siamo in presenza di una buona ripresa del credito alle famiglie, verosimilmente grazie alla stabilizzazione del mercato del lavoro, ma subito dopo precisa che il credito al settore produttivo segna ancora il passo a causa soprattutto dell’insoddisfacente merito di credito delle imprese italiane. Un dettaglio chiaramente minore nel grande affresco della ripresa italiana, dove risplendono sacche (ed anche qualcosa di più) di aziende sottocapitalizzate e dallo scadente merito di credito e banche in evidente sofferenza, letterale e creditizia. Ma sorridete, il meglio deve ancora arrivare.
Interessante anche la previsione dei costruttori edili. Il rapporto presentato oggi ed elaborato dall’Osservatorio congiunturale prevede per il 2016 un aumento dell’1% in termini reali degli investimenti in costruzioni, dopo otto anni di cali consecutivi. Previsto anche un aumento dell’1,5% degli investimenti in recupero abitativo. Più in generale, Ance attribuisce la ripresa (prevista) al “rinnovato interesse per il bene casa e alle misure contenute nella Legge di stabilità”. E qui occorrono alcuni puntini sulle i ed altrettanti trattini sulle t. Le “misure contenute nella legge di Stabilità” immaginiamo siano la proroga delle agevolazioni per ristrutturazioni ed interventi di riqualificazione energetica. Che tuttavia esistevano anche quest’anno e nei precedenti. Poi vi è l’eliminazione dell’imposizione patrimoniale sulla prima casa, e qui dubiteremmo che tale misura possa indurre un boom di compravendite, al più qualche intervento di recupero, sempre ipotizzando la tenuta del mercato del lavoro. L’altra grande voce di spesa del comparto delle costruzioni, le opere pubbliche, resta nel complesso latitante. Ma forse queste “previsioni” servono a ricordare al governo che il boom è sempre dietro l’angolo, in caso l’esecutivo volesse contribuire.
Dai dati hard, nel senso di acquisiti, possiamo dare due numeri, riguardo al settore delle costruzioni: nei primi tre trimestri 2015, il valore cumulativo degli investimenti nel settore delle costruzioni (a valore concatenato base 2010, cioè reale) era di 97,055 miliardi. Nello stesso periodo 2014, tale valore era di 98,359 miliardi (fonte Istat). Con un complesso algoritmo, sarebbe un calo annuo reale di 1,3%. Ma nel 2016 andrà meglio, molto meglio, dice la fiduciosa Ance. Chi siamo noi, per non crederci? E ora, via con i commenti sul boom del settore delle costruzioni.
Di fatto, tra credito e costruzioni, siamo caricati a pallettoni per un anno, il 2016, che promette fuochi d’artificio. L’anno che sta arrivando tra un anno passerà. Io mi sto preparando, è questa la novità. Ma resta la preghiera di ogni anno, da tempo immemore:
«[…] e senza grandi disturbi qualcuno sparirà, saranno forse i troppo furbi e i cretini di ogni età»