Esattamente come accaduto per il famigerato fondo Atlante, le Casse degli ordini professionali stanno venendo allettate dall’esecutivo affinché si prendano i “Btp patriottici”. Sul piatto, le abituali promesse di defiscalizzazione parziale. Ma gli iscritti agli Ordini restino vigili, perché il pericolo è ben maggiore che con Atlante.
Nei giorni scorsi, il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, si è presentato all’Adepp (associazione degli enti previdenziali privati e privatizzati), proponendo di allargare dal 5% all’8% la defiscalizzazione degli investimenti delle Casse. Sulle quali grava una tassazione al 26%, mai digerita, e che stanno cercando con ogni mezzo di ridurre. Il punto è capire quali sono i termini del do ut des, e magari guardare un palmo oltre il proprio naso, evitando di vendersi pure la mamma per uno sconto fiscale avvelenato.
Ieri, il presidente di Adepp e di Enpam, Alberto Oliveti, ha fatto la doverosa mossa di apertura negoziale all’esecutivo:
Il sistema delle Casse previdenziali “già investe in titoli di debito dello Stato in misura importante, potremmo pensare” ad ulteriori operazioni a sostegno del Paese, “in caso fossero confermate le affermazioni” del vicepremier Matteo Salvini “riguardanti i Cir (Conti individuali di risparmio), in analogia con quanto fatto per i Pir (Piani individuali di risparmio)”, ossia mediante l’azzeramento della tassazione sul ‘capital gain’ (il rendimento). A dirlo All’Ansa il presidente dell’Adepp (Associazione degli Enti pensionistici privati) Alberto Oliveti. “La mia Cassa – aggiunge, riferendosi all’Enpam, quella dei medici e degli odontoiatri – investe più di un miliardo di euro in titoli di Stato italiani. Potremmo valutare il potenziamento di questa modalità d’investimento” (Ansa, 10 ottobre 2018)
Forse serve essere più prudenti, visto che le Casse già investono importi assai ragguardevoli sui Btp, ignorando il principio di diversificazione (anche per cercare di ottenere contropartite dal potere politico), ed evitare di mettere altre uova nello stesso paniere solo perché viene sventolato un bonus fiscale. Ad esempio, la Cassa del Notariato ha sinora investito in titoli di stato italiani il 10% degli attivi, che ammontano a circa 1,5 miliardi di euro. Immagino che ampia parte dei medesimi siano investiti in immobili e già questo è motivo di preoccupazione, in Italia.
Apertura di cortesia al governo anche dal presidente della Cassa forense, Nunzio Luciano. Il quale, piuttosto singolarmente, ha chiesto “garanzie” tali da “assicurare il pagamento delle pensioni, che è la nostra finalità”. Possiamo crederlo, anche perché la finalità alternativa non sarebbe rassicurante, per gli avvocati.
Ma di che garanzie parliamo, alla fine? Qui ci troviamo di fronte un governo che crede davvero di riuscire a sostituire gli investitori esteri con quelli domestici, il che è già abbastanza divertente per non dire ridicolo, se non ci fosse il crescente rischio di finire in tragedia. Se poi, per tendere all’obiettivo, si punta a fare dei bei buchi fiscali a mezzo agevolazioni per gli investitori, diremmo che il cerchio difficilmente si chiuderà.
Ma è un fatto che, quando metti tutte le uova nello stesso paniere, ti stai consegnando mani e piedi al debitore. Il quale, ad un certo punto, potrebbe dirti “siamo spiacenti ma le forze oscure ostili alla Patria ci costringono a ridurre il valore dei tuoi crediti, caro investitore. Ma non temere: per domani pomeriggio è prevista un’adunata oceanica a Piazza Venezia, per esprimere tutto il nostro odio per Soros. Non sei contento?”. Ed ecco quindi che i nostri professionisti, allettati dallo sconto fiscale, si troverebbero in grossi guai e con una bella frittata da servire ai propri iscritti. Meglio se con cipolle e birra, per un happening di rutto libero.
Ovviamente, c’è sempre un bel margine di solvibilità del debitore-stato, ed è quello fornito dagli attivi dei creditori domestici. Confusi? Non vedo perché, ve lo spiego meglio: ripagheremmo il debito pubblico con una bella patrimoniale, quindi i presidenti delle Casse saranno lieti di rivedere il loro capitale prestato allo Stato. Gli iscritti a tali forme previdenziali, invece, si vedranno massacrati da tasse, soprattutto patrimoniali, per fare quadrare i conti ma non viviamo nel migliore dei mondi possibili, dopo tutto. Forse è questo il concetto di “garanzia” richiesto dal presidente della Cassa forense
Sempre a proposito di questo concetto di garanzia implicita, vi suggerisco di leggere sul Sole l’intervista di Andrea Franceschi a Nick Gartside, capo del fixed income & commodities di JPMorgan Asset Management. Se pensate che questo signore avesse alzato un po’ troppo il gomito, durante il cocktail prima dell’intervista, ricredetevi. Perché quello che egli intende dire tra le righe è molto semplice. Se le cose andranno male, una patrimoniale sui residenti italiani garantirà cedole e capitale sugli investimenti in Btp. Quindi, chi ha lo stomaco, i nervi e la pazienza di reggere questa volatilità di mercato, sarà premiato. Questa è una analisi di scenario piuttosto razionale. Non vorrei che lo fosse troppo, rispetto a chi è oggi al governo dell’Italia. Ma sarebbe divertente leggere di qualche scappato di casa che elogia JPMorgan “perché ha capito la filosofia alla base della manovra”.
Tornando ai nostri amministratori delle Casse ordinistiche: fate attenzione, perché aumentare la concentrazione del rischio di portafoglio per avere un piatto di lenticchie di sconti fiscali non pare strategia d’investimento efficace. Soprattutto se avete come interlocutori istituzionali un gruppo di persone che non ha ancora preso coscienza della realtà. Con Atlante siete stati smart, ma forse solo perché non avete avuto gli sconticini fiscali richiesti. Ora cercate di non cadere in questa trappola, assai più insidiosa.