Capitoli e libri

Cari e meno cari lettori,

il 2020, tra le altre cose, ha visto la conclusione di una esperienza durata sei anni, che mi ha visto co-autore e conduttore di una trasmissione radiofonica che ha inopinatamente riscosso un discreto successo (i dati di ascolto non li ho mai visti, comunque: mi baso sui fuorvianti e deformanti riscontri da social network e mail).

Al termine dell’ultima stagione di “Le Belve“, su Radio Capital, si è posta l’ipotesi di proseguire in una sorta di autoproduzione, utilizzando lo strumento che sta conoscendo una espansione planetaria senza precedenti: il podcast. Il mezzo di comunicazione su cui si stanno gettando anche i giornali, con risultati non sempre all’altezza, al netto di confezioni sonore molto curate.

Oltre al podcast, è nata l’ipotesi di spingere un format aggiuntivo basato su analisi dei dati. Lo so, detta così non significa granché ma fatevela bastare, per ora.

Dopo mesi di valutazioni ed elucubrazioni, sono state tirate le somme. Personalmente, ho deciso di chiudere l’esperienza: sia perché l’ho vista logorarsi progressivamente, sulla scia di una evidente e stanca coazione a ripetere, sia perché ho ritenuto che nel progetto complessivo vi fosse un non lieve rischio reputazionale, almeno per quanto riguarda me e il mio sistema di valori. Ognuno risponde di e per sé, come noto, anche se non a tutti.

Il fatto che, nel frattempo e nell’anno della pandemia, mi fossi trovato sotto critiche incrociate per essere al contempo troppo liberista e troppo “socialista”, nel puntuale remake di quanto accaduto durante lo zenit della crisi dell’Eurozona, ormai un decennio addietro, mi ha indotto a compiere una riflessione aggiuntiva.

Il cui esito sono state ulteriori domande: sono incapace di farmi capire? Altamente probabile. Ma altrettanto probabile che, alla fine, lo spazio per l’analisi abbia ceduto il posto allo slogan e alla testimonianza identitaria, in rappresentanza di una piccola e specifica porzione di audience. Mi sono accorto, sempre guardando i social, la lente più deformante che troverete in giro, che esiste una forte domanda di “vendicatori” a spada sguainata. O di qua o di là.

Dopo questa assai tardiva epifania, mi pare evidente di essere inidoneo a tale scopo e funzione, soprattutto se esercitata nell’ambito di gruppi. Anche perché, da sempre, mi sforzo di fare analisi, per quanto vastamente imperfette e comunque per definizione improntate alla mia visione del mondo. L’oggettività non esiste, tranquilli. A differenza di altri, tuttavia, non ambisco a essere un caratterista. Neppure il caratterista di me stesso.

Preferisco quindi proseguire il mio percorso autonomo. Quelli che vogliono seguirmi, il cui numero è in costante e confortante crescita, hanno più canali per farlo. Oltre al mio sito, da oltre un anno è attivo un podcast (segno dei tempi), la cui missione e formato è in costante evoluzione e sottoposto a valutazione critica da parte del sottoscritto.

Quanto ai miei compagni di strada degli ultimi sei anni, diciamo che sarebbe stato carino comunicarmi direttamente la scontata decisione di proseguire (che temo risponda a esigenze e funzioni di utilità assai eterogenee), anziché farlo durante una “caratteristica” (i.e. da caratteristi) diretta su YouTube e dopo aver azzerato da settimane i rapporti col sottoscritto, precisamente da quel 29 novembre in cui ho comunicato la mia decisione di “scendere”.

Ma di solito non mi aspetto mai molto dal genere umano, quindi bene anche questo e bene così. Chiudiamo un capitolo e pure un libro.

E ora, le mie trasmissioni riprendono regolarmente. Almeno sin quando ne trarrò stimoli.

Foto di Susanne Jutzeler, suju-foto da Pixabay

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