Tanto tuonò, che piovve: il presidente della giunta regionale della Lombardia, Attilio Fontana, ha deciso di azzerare il consiglio di amministrazione di Aria SpA, l’azienda regionale per l’innovazione egli acquisti, il cui ambizioso obiettivo è quello di “Governare la spesa pubblica e affiancare la Regione Lombardia nella trasformazione digitale della P.A. supportando le politiche regionali tramite attività di governance-by-data“, almeno come recita il sito (a Roma avrebbero detto mecojoni). Decisione resasi “necessaria” dopo alcuni eclatanti rovesci della campagna vaccinale lombarda, e le sfuriate di Letizia Moratti e Guido Bertolaso. Se solo fosse risolutivo azzerare i cda.
Questa Aria è una strana bestia, visto che nasce nel 2019 per aggregazione di tre società regionali impegnate in tecnologia, infrastrutture e acquisti, che non avevano esattamente fatto mirabilie. Alla fine, per sommatoria di criticità pregresse, come spesso accade nelle imprese di questo tipo, oltre che per esito di battaglie politiche, è nata una entità con un oggetto sociale vastissimo e tale da suscitare ammirazione, almeno verso gli autori dei testi del loro sito istituzionale.
L’alfa e -soprattutto- l’omega degli acquisti pubblici lombardi
E proprio questa stratificazione di attività, in un contesto pubblico finisce col diventare la palla al piede dell’intera organizzazione. Pensate al coordinamento dei progetti strategici, alla necessità di creare comitati interni a matrice per fare parlare le aree aziendali, alla interoperabilità degli standard di comunicazioni, all’imputazione dei costi comuni di struttura.
Tutte cose molto sfiziose, per uno come il sottoscritto che nasce (per studi) come organizzatore aziendale. E che proprio per questo motivo non riesce a entusiasmarsi quando legge di reset di un consiglio di amministrazione. Ad esempio, mi ha sempre affascinato leggere di argomentazioni sulle sinergie di costo ed economie di scala nella aggregazione di entità di grandi dimensioni, dove di solito si verifica esattamente il contrario ma solo un minuto dopo l’implementazione della nuova sovra-struttura, così mirabilmente affrescata nelle slide del sovra-consulente di turno.
Bene, ma che ci importa di tutto ciò, esattamente? Diranno i miei piccoli e grandi lettori. Può importarvi nella misura in cui sto cercando di farvi comprendere che un’organizzazione complessa e che per giunta si è formata per stratificazioni successive, da “ere geologiche” e politiche differenti, di solito ha seri problemi di performance organizzativa. Se poi immaginiamo che in politica vige al massimo grado l’eterno problema del rapporto principale-agente, che poi è quello che fa scadere i risultati di organizzazioni complesse e li dirotta su altri obiettivi non istituzionali, avete fruttuosamente unito i puntini.
“Ghe pensi mi” quattropuntozero
Provate a scorrere il sito istituzionale di Aria: troverete tali e tanti “interessi” aziendali e sentieri di sviluppo da declassare un romanzo di Borges a novella per aspiranti scrittori. Provate: c’è persino l’immancabile blockchain, l’intelligenza artificiale e il machine learning, l’e-procurement, tra i punti della “frontiera tecnologica”. Mancano i lombardi su Marte ma pare si attrezzeranno, appena finita la pandemia.
Poi ci sono le cose maledettamente più concrete, tipo la gestione del patrimonio regionale, le concessioni autostradali, le infrastrutture sanitarie e patrimoniali, le grandi committenze.
Tutto molto bello, avrebbe detto Bruno Pizzul, se non fosse che i nostri eroi sono ingloriosamente caduti sul portale di prenotazione delle vaccinazioni, la goccia che ha fatto traboccare il vaso della pazienza di Moratti e Bertolaso, anche se il secondo è “solo” un consulente di Regione Lombardia.
Ma in precedenza la nostra poliedrica centrale acquisti aveva sbattuto la faccia sui vaccini anti-influenzali, e una app di tracciamento di cui si sono rapidamente perse le tracce. E anche altro, sottoposto a valutazioni, come dire, extra-regionali. Una caporetto o anche il digitale con scarpe di cartone, a ricordare altre tragiche disfatte. Solo che quelle scarpe sono state fatte indossare ai cittadini.
Via il cda, l’intendenza seguirà?
Quindi, in questi casi, come regola di base della comunicazione di crisi, si azzera il cda. Prima che qualche zelante corifeo della giunta lombarda inizi a strimpellare in lode del decisionismo del governatore, è utile sapere che azzerare il cda è solo il primo e assai piccolo passo per rigenerare un’organizzazione complessa e nata per aggregazione di esperienze diverse.
I cda ospitano soggetti operativi e culi di pietra dediti alla collezione di gettoni di presenza. Molti di loro hanno formazione e competenze che ci azzeccano assai poco con l’oggetto sociale, ma questo non è requisito necessario: un cda ha amministratori con deleghe operative e senza deleghe operative. Azzerarli serve nella misura in cui ciò segni l’avvio del ridisegno organizzativo della struttura sottostante, dalla scelta delle persone ai meccanismi operativi. Sempre che accada.
Se sei una società in-house e come oggetto sociale hai
[…] la missione di progettare e gestire infrastrutture fisiche e digitali e contemporaneamente il ciclo degli acquisti aggregati degli Enti della Pubblica Amministrazione regionale.
Significa che sei il centro di potere assoluto della Regione. La cassa di compensazione di trattative politiche, quello dove magari scegli anche il cervellone immacolato con laurea, master e dottorati ma può accadere che il tapino si trovi sottoposto a un mandatario politico col diploma di ragioneria, e che non distingue un business plan da un posacenere. Insomma, il luogo dove si svolgono esaltanti sfide di idee, diciamo.
I progetti trasversali andati di traverso
Ma sono certo che in Aria queste cose non accadono e il personale tutto è fortemente competente, motivato e reclutato secondo stretti criteri di pertinenza alla mansione e managerialità per le figure apicali e intermedie. Quello che è sin qui accaduto è stato solo una serie di sfortunate coincidenze e l’azione del destino cinico, baro e pandemico.
Ma ora che il cda è azzerato si può ripartire con le grandi sfide digitali che porteranno la Regione Lombardia, avanguardia d’Italia, nel terzo millennio e nel cuore del Recovery Plan, in nome di una razionalità organizzativa superiore. Non lo sentite un assai poco sottile brivido lungo la schiena?
Per ora, in attesa di ridefinire l’ambito stimolante ma non scevro di rischi dei “progetti trasversali“, Aria potrà rifiatare almeno sulla gestione della campagna vaccinale, visto che sarà sostituita da Poste italiane, che resta infrastruttura logistica strategica del paese, pur con tutte le sue difficoltà, anche da coordinamento. Sarà l’occasione per verificare se, dopo l’azzeramento del cda, ci sarà anche l’ennesimo ridisegno organizzativo del moloch regionale, o se gli unici a festeggiare saranno i sopracitati corifei delle relazioni esterne ma interni alle redazioni dei giornali.