Aperta al Madison Square Garden di New York la Convenzione Nazionale Repubblicana, che dovrà ratificare la candidatura di George W. Bush ad un secondo mandato presidenziale. La copertura mediatica dell’evento, da parte della stampa italiana, è perlomeno bizzarra. Grande risalto al dispositivo di sicurezza, presentato come liberticida e vagamente paranoide, ed alle manifestazioni di dissenso contro Bush. Si tenta di far passare un concetto di differenza “antropologica” tra i repubblicani ed i democratici, con i primi ormai rappresentati esclusivamente da texani con grandi cappelli stetson, rubizzi e in sovrappeso, tutti rigorosamente egoisti, incolti, ottusi e reazionari, ed i secondi colti, belli, liberal, dalla sensibilità molto “europea”. Sullo sfondo una città ostile e cocciutamente democratica, che cerca di espellere dal proprio organismo i corpi estranei repubblicani. Poi si accendono le luci della ribalta, ed arrivano i primi oratori. Si scopre che questa classificazione non regge al duro scontro con la realtà. John McCain è un eroe di guerra del Vietnam (5 anni di prigione vietcong durante il conflitto, torturato); Rudi Giuliani non è esattamente un texano addetto al barbecue di bistecche stile-Flintstones, e soprattutto New York non sembra esattamente una città che vota a senso unico per i democratici. L’attuale sindaco, Mike Bloomberg, è repubblicano, il precedente, Rudi Giuliani, è repubblicano, ed il governatore dello stato di New York, George Pataki, anche. Ma forse vale anche in politica il famoso principio di Enrico Cuccia: alcuni voti non si contano, si pesano…
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