Apprendiamo dal sito Memri che la televisione iraniana ha iniziato a trasmettere un serial, ambientato nei territori palestinesi, dove si narra che gli israeliani sono dediti a espiantare organi di palestinesi per tenere in vita i propri connazionali (leggi qui). In particolare, nella fiction il presidente israeliano viene tenuto in vita grazie a ripetuti trapianti di organi, ed il responsabile militare di Giudea e Samaria, nonché candidato premier, volendo donare al proprio figlio degli occhi azzurri, non trova di meglio che espiantarli da una ragazzina palestinese. In questa fiction torna il tema della cospirazione ebraica, spinta alle estreme conseguenze. Israele viene equiparata al nazismo ed agli esperimenti del dottor Mengele (in una scena del serial, che ricorda il film “I ragazzi venuti dal Brasile”, con Gregory Peck, particolarmente raggelante, un medico israeliano passa in rassegna dei bambini palestinesi per individuare i candidati ideali all’espianto), per ribadire la natura inumana e simbolicamente parassitaria degli ebrei, appartenenti ad una razza geneticamente “debole” e bisognosa di vampirizzare la linfa vitale dei palestinesi e, più in generale, dei musulmani. Così facendo, gli islamisti finiscono con lo sposare a loro volta le teorie eugenetiche naziste della razza eletta. Gli sceneggiatori danno anche un’interpretazione “simbolica” della sottrazione della vista, per impedire ai palestinesi di vedere la propria terra rubata. Curiosamente, tra le teorie cospirative, che rappresentano ormai l’architrave della propaganda islamica anti-occidentale, quella relativa al furto di organi appare oggi la più utilizzata, come mostra anche questo articolo, apparso di recente su un quotidiano saudita, che accusa i militari americani di commerciare gli organi degli iracheni uccisi.
Fiction
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