Pragmatismo etico

SYDNEY, 10 GEN – L’Australia ha accolto nell’ultimo anno finanziario il numero più alto di immigrati e di profughi dell’ultimo decennio. I dati diffusi oggi dal ministro dell’Immigrazione Amanda Vanstone indicano che nel 2003-04 si sono insediate in Australia oltre 111 mila persone, un aumento di quasi 20 mila rispetto ai 12 mesi precedenti. ”Ciò significa che negli ultimi dieci anni gli arrivi sono aumentati del 60% con oltre 200 paesi rappresentati”, ha dichiarato il ministro. ”Il nostro programma di immigrazione si e’ concentrato sul personale qualificato e di età sotto i 45 anni, che può trovare lavoro in poco tempo e contribuire all’economia australiana”, ha aggiunto. Il grosso dei nuovi arrivati proveniva come e’ tradizione dalla Gran Bretagna, con 18 mila nell’arco dei 12 mesi. Seguono nell’ordine dei paesi di origine: Nuova Zelanda, Cina, India, Sudafrica, Sudan e Filippine. Praticamente nulla l’immigrazione dall’Italia. Come sempre, la maggior parte dei nuovi arrivati si e’ insediata in Nuovo Galles del Sud (con capitale la sovraffollata Sydney) con 40.561, ma la proporzione rispetto al resto dell’Australia è stata la più bassa in 20 anni. E’ cresciuta invece la percentuale di nuovi insediamenti in Victoria (capitale Melbourne) con poco più di 28 mila, in Queensland (Brisbane) con quasi 20.300 e Australia occidentale (Perth) con poco più di 15.400. Il ministro Vanstone ha dichiarato inoltre che l’Australia ha mantenuto il terzo posto fra le nazioni che accolgono il maggior numero di profughi, dopo Stati uniti e Canada. Nell’anno 2003-2004 ha concesso circa 13 mila visti umanitari, in gran parte a persone provenienti da campi profughi in Africa, specialmente in Sudan. (ANSA)

Il governo conservatore australiano, come molti altri governi occidentali, ha adottato un approccio selettivo all’immigrazione, privilegiando i flussi ad alta scolarità e specializzazione, e utilizzando il pugno di ferro nei confronti dell’immigrazione clandestina e (soprattutto) dei trafficanti di esseri umani, misure che tanto sdegno suscitano nelle anime belle del progresso. La politica australiana del doppio binario si sostanzia inoltre in una concessione mirata di visti umanitari, cioè tendente a privilegiare le situazioni di reale bisogno. L’Italia, oltre ai ricorrenti mal di pancia nell’adottare misure repressive dell’immigrazione clandestina, si limita ad “importare” in prevalenza badanti, braccianti ed operai generici. E’ perche’ il nostro paese è caratterizzato da produzioni economiche a basso valore aggiunto e la ricerca langue, o perché il nostro terzomondismo d’accatto ci impedisce un approccio pragmatico al problema? Certo, ad ascoltare le posizioni di Livia Turco e di gran parte della sinistra onirica, secondo la quale il permesso di soggiorno deve essere svincolato dall’approccio “economicista” dettato dal mercato del lavoro, perché gli immigrati “non sono carne da lavoro” (testuale), c’e’ poco da stare allegri…

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