Commenti alle elezioni irachene…

Tra le innumerevoli reazioni alle elezioni irachene, segnaliamo quella del vescovo di Bassora:

”La gente era felice di recarsi ai seggi, c’era un clima di festa”. Cosi’ commenta per la MISNA la giornata elettorale di ieri in Iraq monsignor Djibrail Kassab, arcivescovo dei caldei di Bassora, nel sud del Paese. Ricordando che nella sua città ha votato circa il 60% degli elettori e non si sono verificate violenze di alcun tipo, il presule ribadisce di aver visto persone andare ai seggi ”quasi come fosse un Carnevale; intere famiglie hanno portato con se’ i bambini, la gente sembrava soddisfatta e mostrava di non aver paura di eventuali episodi di violenza”. Monsignor Kassab aggiunge che, nelle prime ore del mattino, l’affluenza è stata scarsa, ma dalle 11 locali in poi i seggi si sono riempiti di gente in fila per consegnare il proprio voto.”

La democrazia rappresenta sempre un momento di festa, soprattutto quando è stata così a lungo negata…

Più esilarante il commento del governo spagnolo, per bocca del ministro degli esteri Moratinos, che rivendica il contributo determinante fornito a questo esito dalla fuga spagnola dall’Iraq, all’indomani del “pronunciamento elettorale” dei terroristi alla stazione di Atocha:

Il ministro degli esteri spagnolo Miguel Angel Moratinos ha oggi sottolineato ”l’enorme coraggio” del popolo iracheno nel votare in massa sotto le bombe aprendo un processo che è sempre stato l’obiettivo del governo di Jose Luis Rodriguez Zapatero.
In dichiarazioni da Bruxelles citate da Europa Press, Moratinos ha detto che l’Iraq ”inizia una nuova fase” che ”speriamo possa condurre il popolo iracheno a recuperare pienamente i suoi diritti democratici in modo pacifico”.

Secondo il capo della diplomazia spagnola questo processo elettorale democratico ”e’ ciò che sempre il nostro governo e la Spagna hanno appoggiato” e al quale il paese ha contributo “con una parte politica e finanziaria importante”.

Il premio Nobel per la pace, Perez Esquivel, vede nell’occupazione militare alleata il maggior pericolo per la democrazia, che tanto florida risultava sotto il Baath e Saddam. In particolare, l’intellettuale sembra suggerire l’istituzione di un processo di Norimberga per gli occupanti, rei di avere imposto le elezioni allo sfortunato popolo iracheno, e manifesta disappunto per l’imperfezione dei meccanismi democratici allestiti in Iraq, non paragonabili al modello tipicamente westminsteriano che egli ha in mente:

”La democrazia non è mettere una scheda dentro un’urna. E soprattutto non è democratico che un invasore imponga le elezioni”. E’ l’opinione del premio Nobel per la pace, Perez Esquivel, intervistato dal MATTINO. ”Gran Bretagna e America con questa guerra si sono macchiati di crimini di lesa umanità. (…) Queste elezioni sono state imposte dallo stesso paese – gli Stati Uniti – che ha invaso l’Iraq. Ancora più grave, però, è il fatto che i dati su queste votazioni, i risultati che usciranno dalle urne non sono controllabili da nessun osservatore internazionale. Se si va a fondo, ci si accorge che – secondo i criteri comunemente usati dalla stessa Comunità europea – queste elezioni non sono valide”, conclude Esquivel.

Secondo il presidente francese, Chirac, che lo affermato durante un colloquio telefonico con Bush, “la strategia dei terroristi è in parte fallita”. Anche qui, aggiungiamo noi, grazie al determinante apporto della Francia.

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