Parlando sul tema dell’odiosa prescrizione per gli autori della strage di Primavalle, Luciano Violante spreca l’ennesima opportunità per affrontare in modo responsabile il tema della giustizia in Italia.
Dopo aver invitato a “ricordare tutte le vittime di quegli anni, di destra e di sinistra” (ma è sempre stata la sinistra a negare anche la dignità della morte al “nemico”…), Violante si lancia in un’ardita opera di decontestualizzazione degli eventi dall’epoca in cui accaddero, e tenta di ascrivere i folli esiti di alcune sentenze della magistratura al più generale malfunzionamento della giustizia:
“La prescrizione? E’ una notizia che provoca sconcerto e indignazione, perché una strage di quel genere meritava una sollecitazione ben maggiore affinché i responsabili scontassero le condanne. Intendiamoci, la prescrizione della pena è un istituto presente in tutti i Paesi; evidentemente la lentezza della giustizia ha inciso anche in questo caso, visto che i fatti sono del ’73 e la sentenza definitiva del 1987, ma il punto drammatico è che in questi decenni di latitanza, nonostante il succedersi di governi di ogni tipo, questi condannati forse non sono stati cercati come necessario. Oggi, però, sarebbe opportuno cavare qualcosa di utile anche da questa vicenda. Come? Affrontando finalmente le questioni della giustizia in maniera non partigiana ma costruttiva. Per esempio cominciando a fare una rassegna di casi simili a quello appena verificatosi per tentare di evitare altre sconcertanti amnistie personalizzate, senza attendere le polemiche sulla prescrizione della pena per il prossimo latitante, magari di destra. E poi rivedendo la legge ex-Cirielli in discussione al Senato: con quel provvedimento tanti omicidi rimasti impuniti degli anni Settanta sarebbero di fatto prescritti, anche se si dovessero trovare i colpevoli. Lo dico senza voler alimentare la lotta tra i partiti, ma per invitare a costruire un Paese unito almeno su questi temi.
Altrimenti anche questa scandalosa vicenda sarà solo un anticipo della campagna elettorale”.
Si tratta di una excusatio non petita da manuale. Violante parla di questi fatti proprio per stigmatizzare una legge del presente, la ex-Cirielli sulla prescrizione, introdotta dall’attuale governo. Inoltre, egli omette il trascurabile dettaglio che la prescrizione in questo caso è potuta scattare perché i responsabili del rogo di Primavalle furono giudicati colpevoli non già di strage, bensì di incendio doloso e omicidio colposo. Se anche noi fossimo affetti da inguaribile dietrologia, potremmo dire che quelle sentenze furono frutto di un’interpretazione non solo e non tanto ipergarantista, ma soprattutto smaccatamente faziosa da parte della magistratura, che fece ricorso, nella temperie dell’epoca, ad un escamotage interpretativo della legge, esercizio intellettuale che, ad esempio, annovera la dottoressa Clementina Forleo tra i suoi ultimi epigoni in ordine cronologico.
L’unico punto su cui siamo d’accordo con Violante è la passività mostrata da molti governi, di ogni colore, che non hanno cercato “come sarebbe stato necessario” questi latitanti. Vorremmo ricordare un nome su tutti: Cesare Battisti. Diamo atto a Violante di aver polemizzato, sul caso Battisti, con la deliziosa gauche plurielle francese, il cui settarismo e cecità ideologica certamente non sono seconde a quelle italiane. Sfortunatamente, in Italia molti alleati “naturali” di Violante e del suo partito su questo tema continuano a non pensarla come lui. Ma tant’è, “nessun nemico a sinistra”…