In un articolo apparso sulla Saudi Gazette, segnalato dal sito Memri, intitolato “I musulmani andalusi ricordano l’esodo di massa”, Al-Amin Andalusi discute come i discendenti dei musulmani espulsi nel 1502 dall’Andalusia ricordano l’evento.
“Dopo più di cinque secoli, i musulmani di Al-Andalus (oggi Spagna) ricordano ogni anno l’esodo di massa dei propri avi verso il Nord Africa. I Mori, nome dato ai musulmani che vivevano in Spagna dopo la caduta dell’ultima roccaforte musulmana di Granada nel 1492, sono stati fatti oggetto di persecuzioni, torture, uccisioni di massa, conversioni forzate alla cristianità, la nota Inquisizione Spagnola e l‘esodo di massa che iniziò nel febbraio 1502. Oggi, fino a quattro milioni di pronipoti dei Mori vivono in paesi nord africani quali Marocco, Algeria e Tunisia.”
“Afferma lo storico Bin Azouz Hakim: ‘I discendenti dei Mori in Marocco, che sono concentrati nelle città di Tangeri, Fez, Marrakech e Rabat, commemorano ogni anno la caduta di Granada e Al-Andalus, che fu riconquistata nel 1492 dalle truppe spagnole nel lungo processo noto con il nome di Reconquista, sotto i monarchi cattolici Isabella Prima di Castiglia e Ferdinando Secondo di Aragona. (…)’
Nel 2002, Hakim inviò un messaggio, sottoscritto da intellettuali Mori, al re di Spagna Juan Carlos, chiedendo pubbliche scuse per i discendenti. Il messaggio, tuttavia, cadde nel vuoto. Nonostante ciò, Hakim inviò un altro messaggio al re, chiedendogli di spiegare perché avesse rifiutato la sua richiesta mentre ritenne di doversi scusare con Israele, durante una visita nel 1992, per l’esodo di massa da Al-Andalus.
“Credo sia perché noi non abbiamo una potente lobby come gli ebrei, che sfruttano al meglio il passato per trarne vantaggi economici”, disse Hakim.
“Ma i musulmani vogliono solo un risarcimento morale, ed ecco perché la posizione spagnola è così rigida.”
“(…) E’ un diritto inalienabile dei Mori. Non ha senso che il re di Spagna si sia scusato con gli Ebrei di quello che ora è Israele, che non hanno nulla a che fare con i Sefarditi (ebrei di Al-Andalus), mentre è riluttante a chiedere scusa ai discendenti dei Mori.”
“Dopo un’assenza di quasi 500 anni, il canto del muezzin, Allahu Akhbar (dio è più grande), è risuonato il 10 luglio 2003, dal minareto della Grande Moschea di Granada.
Il sito della moschea fu acquistato 22 anni fa, quando era ancora un piccolo appezzamento di terra stretto tra un convento ed una chiesa sulla sommità di Albaicim, ultimo quartiere musulmano di Granada.”
Oggi è il primo anniversario delle stragi del terrorismo islamico in Spagna, maturate anche in questo contesto culturale e religioso, quello del revanscismo e della falsificazione della verità storica, con il ben noto vittimismo che ha finora inghiottito, nei paesi arabi ed islamici, le vite di milioni di persone. Questa ricostruzione storica della Reconquista omette il “dettaglio” (di cui esiste copiosa storiografia) che essa fu la reazione ad un’invasione saracena, che si rese protagonista di crudeltà assolute. Ma questo è, appunto, un dettaglio. E’ sufficiente osservare le cartine dell’Europa che verrà, realizzate dalla Fratellanza Musulmana: nel 2050, tutto il vecchio continente diverrà un’unica macchia verde, il colore dell’Islam. E’ la strategia silente e disarmata della colonizzazione per immigrazione e demografia, quella che non necessita di un nuovo Saladino, quella che trova da sempre un formidabile cavallo di Troia nella sinistra politica e sociale europea, che illusoriamente pensa, in tal modo, di destrutturare e disarticolare l’organizzazione sociale del nostro continente, per sostituirla con un grande laboratorio di sperimentazione politica, “arcobaleno” ed alternativa. Ma è anche la posizione di quella parte di cattolici che ritengono, altrettanto illusoriamente, di poter sopperire con l’arma delle conversioni e del proselitismo ad una deficitaria demografia cristiana.