E così, sembra proprio che la via per rilanciare l’agonizzante export europeo sia quella della vendita di armi a regimi autoritari. Dopo la vicenda della eliminazione dell’embargo sulla vendita di sistemi d’arma evoluti alla Cina, che verosimilmente ambirebbe ad utilizzare tali sistemi per ricondurre all’ovile la pecorella smarrita Taiwan, ecco un’altra geniale trovata, ideata dalla fertile mente del Progressista più trendy del momento: José Luis Rodriguez Zapatero. Il quale ha deciso di vendere al Venezuela equipaggiamento militare per un valore di 800 milioni di euro. Mossa che ha suscitato le critiche di Stati Uniti ed opposizione spagnola e venezuelana. Malgrado il governo di Madrid sostenga che l’equipaggiamento non sia di tipo offensivo, trattandosi di corvette per pattugliamento ed aerei da trasporto, la transazione suona come il tentativo di riaffermare una sorta di legame preferenziale verso i paesi dell’area culturale ispanica. Sfortunatamente, i paesi con cui Zapatero sembra riuscire a stabilire con maggiore naturalezza delle affinità elettive sono regimi illiberali e/o dittature, il che appare perlomeno singolare, anche per gli abituali standard bottegai europei. Un continente che sale in cattedra sui temi pacifondai, rifiuta pervicacemente di impegnare una quota non simbolica del proprio prodotto interno lordo per dotarsi di un sistema integrato di difesa ma primeggia nell’export di armi, preferibilmente alle dittature. Probabilmente è questa la vera “radice etica” dell’Unione Europea.
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