Spese di rappresentanza

La Campania è una bizzarra regione. Guidata ormai da anni da ‘O Governatore Antonio Bassolino, vera icona nazionalpopolare dei diesse, l’uomo che ha fatto risplendere Piazza del Plebiscito scordandosi di quasi tutto quanto le sta intorno, e la cui opera viene egregiamente perpetuata da qualche anno da Rosa Russo Iervolino. A noi capita, talvolta, di seguire il Tg3 regionale della Campania. Una regione che ama i contrasti forti non meno della retorica. E così, a pochi giorni di distanza dalla Notte Bianca napoletana, quella in cui la città e la regione hanno reiterato in modo vibrante la propria immarcescibile “volontà di riscatto”, torniamo a vedere le immagini terzomondiste della spazzatura che si accumula ai margini delle strade, vediamo la protesta di un parroco che chiude la propria chiesa per protesta, oltre che per il fatto che i rifiuti vi impediscono fisicamente l’accesso.

In questo quadro cromatico fatto di forti contrasti, svetta la partecipazione alla parata del Columbus Day, a New York, di una folta delegazione della regione, guidata dalla signora Sandra Lonardo in Mastella, presidente del Consiglio campano. La signora Sandra si è risentita per le critiche di spreco di fondi pubblici che le sono piovute addosso da più parti. Non corrisponderebe a verità, chiosa, il fatto che la delegazione campana sia composta da centosessanta persone, interamente a carico della regione. No. In realtà le mogli “sono a carico dei mariti”, i quali dovrebbero essere a carico dei contribuenti, azzardiamo noi con ardito e neoqualunquistico sillogismo.

La signora Lonardo in Mastella è molto preparata, e da esponente di quel centrosinistra che ha realizzato nottetempo nel 2001, pochi giorni prima della fine della legislatura, quel capolavoro di federalismo noto come riforma del Titolo V della Costituzione, ci spiega perché la scampagnata newyorchese ha una sua dignità istituzionale:

“Il nuovo Titolo V della parte II della Costituzione, ha spiegato ieri la First Lady sannita reduce da un incontro con Hillary Clinton, “assegna alle Regioni anche competenze in materia di promozione. Quindi non capisco questa polemica. Non c’è alcuno spreco di risorse se vengono utilizzate bene e nell’interesse della comunità.” 

Come illustra magistralmente Gian Antonio Stella in un editoriale sul Corriere,

Cosa avesse da promuovere in America, ad esempio, il presidente del Consorzio smaltimento rifiuti di Avellino Raffaele Spagnuolo, come denunciano le destre, è effettivamente curioso da capire: a mettere tutti in fila gli oltre 1.900 camion necessari a rimuovere le montagne di 35 mila tonnellate di spazzatura che ammorbano in questi giorni le vie e le piazze della Campania, c’era da intasare Manhattan. Così come sono in molti curiosi di vedere se l’Europa, un po’ tirchia in questi tempi di vacche magre, sarà contenta di sapere che 300 dei 680 mila euro presi dalle pubbliche casse per finanziare la costosa trasferta, sono stati presi dai fondi europei destinati ai Por, i progetti operativi regionali.

Andiamo Stella, non sia razzista! E cerchi di volare alto, che diamine. Qui si sta parlando di promozione del sistema-regione, non possiamo perderci in minuzie come lo smaltimento della monnezza. E poi, siamo certi che l’enorme capacità di generazione spontanea di risorse fiscali (oltre che di spazzatura) di cui la Campania dà prova ad ogni sessione di bilancio, sarà in grado di reggere l’urto di una delegazione di 160 persone a New York. Ma è quella che Stella definisce la “fissazione” delle regioni italiane a sfilare in parata lungo la Quinta Strada a rappresentare l’aspetto più grottesco di un paese di cialtroni, che continua a non voler realizzare di trovarsi ad uno stadio più che avanzato del proprio declino civile e morale, prima che economico. Ma lo sappiamo: la retorica meridionalista è dura a morire, come l’assistenzialismo, il padre di tutti i “diritti acquisiti” da un paese privo di doveri.

Un pò come lo struscio commemorativo di ieri di Romano Prodi sulla tomba di Francesco Fortugno, ammazzato a Locri un anno fa, per movente ancora non chiaro, all’ingresso di un seggio della Primaria dell’Unione, e designato a furor di popolo martire della libertà contro le forze del male che all’epoca avevano a Palazzo Chigi il proprio massimo rappresentante. Ricordate, lo scorso anno, la manifestazione dei giovani di Locri? “E adesso, ammazzateci tutti”, recitava uno dei loro cartelli di sfida alla ‘ndrangheta.

Dejà vu, dejà entendu. Molti, moltissimi di quei ragazzi stavano più o meno inconsciamente replicando un copione vecchio di decenni, quello sulla cui copertina è scritto “Rivolta morale”. Poi, la consueta calata dei politici da Roma per il funerale, i fiumi di liquame retorico, l’eventuale erogazione accessoria di fondi straordinari per qualche lavoratore socialmente utile in più. E nel primo anniversario dell’evento, quando ci si rende conto che nulla è cambiato, se non le fortune politiche di qualche arruffapopolo, giovane o meno giovane, che ha visto le proprie chiappe finalmente cooptate su qualche scranno del sistema della retorica nazionalpopolare e del “riscatto del mezzogiorno” a colpi di spesa pubblica clientelare e parassitaria, ecco arrivare il premier di turno.

Va al cimitero, calpesta la ghiaia dei vialetti, sistema le corone e le foglie dei fiori sulla tomba, assume lo sguardo più pensoso possibile mentre guarda nel vuoto, si aggiusta il nodo della cravatta, si volta accigliato e rientra alla base.

Tutto è rappresentanza, in Italia.

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