Non si butta via nulla

Il prefetto Bruno Ferrante è stato nominato dal Consiglio dei ministri Alto Commissario anticorruzione nella pubblica amministrazione. Lo ha reso noto il sottosegretario Letta.

E così, dopo essere stato battuto da Letizia Moratti nella corsa a sindaco di Milano, il prefetto Ferrante torna nel giro dei grand commis, ripescato dal governo Prodi. Nessuno stupore, in fondo era necessario sdebitarsi e dare uno strapuntino all’uomo che si è immolato sull’altare del fusionismo ulivista e dell’incapacità diessina a produrre un proprio front runner, a Palazzo Chigi come a Milano e che ora siede malinconicamente afasico a Palazzo Marino, novello Rémy della politica, orfano di un proprio partito.

Sarebbe forse stato meglio salvare forma e sostanza candidando a questa ennesima, inutile authority un alto funzionario dello Stato o un magistrato, senza affiliazioni politiche passate e presenti, ma a questo governo di occupazione militare delle istituzioni non si può chiedere tanto galateo. Né lo si può chiedere a Ferrante che, per strombazzare la propria verginità istituzionale, si dimise da prefetto di Milano (senza mettersi in aspettativa) poche ore dopo aver atteso ai suoi compiti di alto rappresentante dello Stato (e non del governo) al comune di Milano ed iniziò, da neo-candidato sindaco, ad attaccare a testa bassa l’allora sindaco Albertini sull’asserito “degrado” di Milano. Degrado al quale egli contribuì alacremente essendo unico responsabile, in quanto prefetto, dell’ordine e della sicurezza pubblica in città.

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