E’ di domenica scorsa la notizia che, nei primi tre mesi del 2007, le entrate tributarie da accertamento e controllo hanno raggiunto i 984 milioni di euro, con un incremento del 44 per cento sull’anno precedente. Il comunicato dell’Agenzia delle Entrate attribuisce il merito di tale incremento alle nuove normative antielusione ed antievasione, soprattutto in ambito Iva, messe a punto dal governo Prodi in occasione delle manovre di luglio e dicembre. Ora, è vero che una burocrazia attacca il cavallo dove vuole il padrone, ma un minimo di memoria storica non guasterebbe. Nel primo trimestre dello scorso anno, regnante Berlusconi, le entrate da accertamento e controllo erano cresciute dell’84.5 per cento. Non male per un esecutivo dipinto come il padre di tutti gli evasori.
La vera novità dell’attuale governo è il giro di vite sugli studi di settore che, secondo un’analisi della Cgia di Mestre, dovrebbe produrre gettito aggiuntivo per 3 miliardi di euro, circa tremila euro di tasse in più per ogni lavoratore autonomo. Nel frattempo, gli ultimi dati Isae mostrano una marcata flessione della fiducia dei consumatori italiani, scesa in aprile al minimo degli ultimi 11 mesi. L’indice scende dal livello di 112.6 in marzo a 107.8. Le famiglie italiane stanno subendo una restrizione del proprio reddito disponibile, in conseguenza della stretta monetaria della Banca Centrale Europea, che rende più costoso il servizio del debito su mutui e prestiti personali, e della stretta fiscale attuata dal governo Prodi, pari a quasi un punto percentuale di pil.
Nel rapporto di aprile, l’Isae segnala che la fiducia delle famiglie italiane circa la propria capacità di risparmiare è scesa al minimo da quasi tre anni, e tale flessione da sola è responsabile di circa la metà del calo del livello di fiducia. Mentre governo e maggioranza discutono di come elargire la mancia clientelare del “tesoretto” sottratto alle tasche dei contribuenti nell’ultimo anno, l’economia italiana prosegue nel rallentamento già evidenziato nelle ultime settimane.