Prendete nota. Di fronte a nuove polemiche politiche e ricorrenti interpretazioni di stampa sul ruolo dei senatori a vita nelle votazioni al Senato, il Quirinale puntualizza il punto di vista del presidente della Repubblica, e il particolare significato che egli ha dato all’espressione ”maggioranza politica” in occasione del rinvio alle Camere del governo Prodi, lo scorso febbraio. Lo fa con una nota il capo ufficio stampa Pasquale Cascella, pubblicata oggi dal quotidiano ”Il Tempo”.
Per evitare che si ripetano ”interpretazioni equivoche e fuorvianti” della dichiarazione resa da Napolitano il 24 febbraio scorso, in occasione del rinvio alle Camere del Governo Prodi, scrive Cascella, bisogna tenere conto che l’espressione testuale di Napolitano (”verifica attraverso il voto di fiducia, del sostegno anche al Senato della necessaria maggioranza politica”)
”…costituisce soltanto l’ovvio riferimento per il capo dello Stato nel conferire l’incarico per la formazione di un Governo con una precostituita maggioranza politica, o qualora tale Governo, a seguito di eventuali dimissioni, sia rinviato alle Camere: quindi non può costituire criterio giuridico per la sua sopravvivenza. La ‘maggioranza politica’, peraltro, non si configura come una maggioranza qualificata. E pertanto non è identificabile al Senato nella quota fissa di 158 voti, ma esclusivamente nella maggioranza dei senatori che partecipano alla votazione”.
In ogni caso, secondo il presidente della Repubblica, la persistenza del rapporto fiduciario non può verificarsi in qualsiasi votazione parlamentare, e ciò è stabilito dall’articolo 94, comma 4, della Costituzione, che dice testualmente: ”Il voto contrario di una o d’entrambe le Camere su una proposta del Governo non importa obbligo di dimissioni”.
Abbiamo quindi il trionfo dell’ipocrisia contabile-notarile sulla valutazione politica e di produttività delle Camere su impulso della maggioranza o sedicente tale. Il governo viene battuto su punti qualificanti del proprio programma? No problem, si va avanti a votare fino a quando non ottiene la maggioranza numerica, che nell’occasione diviene, per definizione, maggioranza politica. Un po’ come nelle partite di calcio dell’oratorio, dove si continua a giocare finché la squadra in svantaggio non raggiunge il pareggio.
Una interessante interpretazione, che suggella l’occupazione militare dello Stato, in tutte le sue principali cariche istituzionali, da parte di un gruppo di personaggi terrorizzati all’idea di essere spazzati via dall’elettorato, cosa che ha già iniziato a verificarsi nelle regioni settentrionali del paese, e che si stanno asserragliando nelle istituzioni, in attesa che passi ‘a nuttata. La prossima volta che andrete a votare, ricordatevi di questa interpretazione à la carte della nostra sana e robusta Costituzione.
Ogni voto conta, ma quelli dati a sinistra pesano un po’ di più, per interpretazione autentica di qualche notaio eletto a furor di Politburo.