Scampato pericolo

John McCain conferma che Barack Obama non è un “terrorista arabo”, e tenta di porre un argine al golem fatto di razzismo e ignoranza che la sua stessa campagna ha contribuito ad alimentare, e che in alcune circostanze ha assunto toni prossimi a quelli del Ku Klux Klan. Ora occorre che qualcuno lo dica alla Palin, ad alcuni ottusi imbrattatori di pixel di casa nostra ed al nostro tuttologo preferito, che si aggrappa all’Ayers-gate manco fosse uno scoop di giornata, e sembra faccia molta fatica ad accettare che trent’anni dopo un terrorista possa pure essere “riabilitato” (virgolette d’obbligo). La sfortuna di Ayers consiste nel fatto di non chiamarsi D’Elia, forse.

Ma la sua pericolosità sociale è confermata dal fatto che la sua Fondazione educativa di Chicago è sostenuta da un governatore repubblicano, ed include un ex funzionario dell’Amministrazione Nixon, che quest’anno ha donato 1500 dollari alla campagna di McCain, che dovrebbe quindi divenire guilty by association. Ma è importante non mollare la presa, perché questo è tutto fuorché un cold case, sappiatelo. Soprattutto ora che abbiamo scoperto che anche Michelle Obama aveva legami organici col terrorista Ayers. La cui moglie nel 1984 lavorava in un mega-studio legale di Chicago, al quale Michelle Obama è stata associata tre anni dopo. Che McCain si sbagli?

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