Buon compleanno, recessione

Ora è ufficiale: l’economia statunitense è in recessione, e lo è da dicembre 2007. Lo comunica il Dating Committee del National Bureau of Economic Research (NBER). Questa ufficializzazione scrive la parola fine al libro delle dotte discussioni che si sono succedute nei mesi scorsi, a livello politico e giornalistico, circa la maggiore reattività dell’economia statunitense, e sulle virtù taumaturgiche della Fed nel contrastare il rallentamento. Stiamo parlando, evidentemente, di tutto quello che si è detto, letto e scritto prima della metà di settembre, quando il collasso di Lehman ha precipitato i mercati nel panico e l’economia reale di tutto il pianeta in un credit crunch da cui si uscirà solo a prezzo molto elevato.

Considerazioni e constatazioni: il NBER chiama la recessione senza che si siano (ancora) verificati i canonici due trimestri consecutivi di crescita negativa. Esattamente come per la recessione del 2001. Lo avevamo segnalato, lo scorso maggio: la recessione può essere in atto senza che la sua versione da libro di testo (oggi, chissà perché, si tende a chiamarla “tecnica”, forse esiste una recessione “umanistica”?) si materializzi. L’ultima espansione è durata 73 mesi, da novembre 2001 a novembre 2007, contro i 120 della precedente, negli anni Novanta, ma qui non si fa politica, mi raccomando. Infine, il Dating Committee ha osservato l’andamento del prodotto interno lordo (GDP) e del reddito interno lordo (Gross National Income, GNI), verificando che il primo ha toccato un picco nel secondo trimestre 2008, mentre il secondo nel terzo trimestre 2007. Una semplice media tra le due grandezze (che dovrebbero essere identiche ma in pratica differiscono per errori di misurazione) collocherebbe l’inizio della recessione in prossimità del dicembre 2007. A inizio settembre avevamo segnalato la contrazione del GNI come indicatore più significativo del GDP nella datazione della recessione. La scelta del mese di dicembre 2007 è inoltre confermata e rafforzata, tra i dati mensili, dal picco del reddito personale al netto dei trasferimenti, e da quello sul totale di ore lavorate e numero di occupati, tutti avvenuti in quel mese.

Se poi vi chiedete a che diavolo serva avere un comitato che stabilisce con un anno di ritardo l’inizio di una recessione, la risposta ve la fornisce Jeff Frankels, che del Dating Committee fa parte.

N.B. Non solo politici ed editorialisti non hanno visto arrivare la recessione. Anche il Council of Economic Advisers, l’istituzione popolata di accademici che consiglia il presidente degli Stati Uniti in materia economica, si è distratta. Lo scorso maggio il presidnete del CEA, Edward Lazear, si diceva “sorpreso” se il NBER avesse considerato quel periodo come incluso nella recessione. “I dati sono piuttosto chiari, non siamo in recessione. Gli ottimisti su ciò sembrano essere più vicini al giusto di quanto lo siano i pessimisti.” Ma è noto che il CEA non è un think tank indipendente, a prescindere dalle pur robuste qualifiche accademiche dei suoi membri.

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