Il sogno immobiliare di Dubai si è trasformato in un incubo: prezzi in caduta libera, disoccupazione in ascesa verticale, e per molti stranieri che avevano cercato fortuna qui, magari dopo aver perso il posto a Wall Street o nella City (ma non solo), è tempo di fuggire per evitare il carcere, previsto per i debitori insolventi. I giornali narrano di 3000 auto abbandonate nel parcheggio dell’aeroporto di Dubai da stranieri indebitati che si affrettano a lasciare il paese, mentre un progetto di legge contro il “disfattismo economico” prevede multe fino all’equivalente di 272.000 dollari per i media che danneggino la reputazione o l’economia del paese, raccontandone l’implosione.
L’aspetto più contraddittorio della legislazione locale sull’immigrazione è che gli stranieri che perdono il lavoro devono lasciare il paese se non ne hanno trovato un altro entro un mese, ma così facendo si ottiene la spirale mortale di deprimere ulteriormente i consumi, aumentare le vacancies immobiliari abbattendo i prezzi e (soprattutto) creare voragini di debiti impagati, che si porteranno all’inferno le banche locali, in attesa che i saggi fratelli maggiori di Abu Dhabi giungano in soccorso con i loro petrodollari. Forse.