All’interno del Pdl in questi giorni sembra stia diffondendosi il pernicioso “virus del portavoce”. Un crescente numero di figure di ogni calibro (dalle comparse ai pesi massimi) ripetono ossessivamente che il nostro paese è sano, bello e forte, e che la crisi è dentro di noi e che chi pensa il contrario è un comunista che lavora per Franceschiello-Franceschini. L’ultimo in ordine di tempo, dopo l’anatema scajoliano, è il ministro delle Politiche comunitarie, Andrea Ronchi che oggi, nel corso di un forum dell’Ansa, si è cimentato nella formula di rito, con qualche significativo ampliamento della professione di ottimismo.
Sul tema dell’innalzamento a 65 anni dell’età pensionabile per le donne, Ronchi è in modalità adelante, Pedro, con juicio: ”non ci corre dietro nessuno. Intendiamo aprire un confronto con le parti sociali, con quelle che ci stanno”. Faccia feroce per il fotografo: ”Nessuno ci sta imponendo niente, su questo fronte, questo è poco ma sicuro”, ha affermato il ministro. Poi, citazione che conferma come all’interno di An in troppi abbiano assai poco chiaro quello che dovrebbe essere un concetto fondamentale della politica. ”Noi dobbiamo ragionare nell’interesse nazionale. Dobbiamo fare un sistema che possa tutelare i più deboli, le fasce d’Italia che arrancano”. In effetti, forse mettere mano al sistema previdenziale sarebbe funzionale ad eliminare le numerose iniquità che lo caratterizzano, e liberare risorse per ridisegnare il welfare in senso inclusivo ed universalistico. Che, tradotto a beneficio di Ronchi, vuol dire proprio tutelare i più deboli. Questa tendenza a farfugliare di interesse nazionale ogni volta che la Commissione europea ci ricorda i nostri squilibri strutturali non sapremmo se definirla grottesca, patetica, irresponsabile o un mix di queste opzioni.
Poi, l’angolo dell’ottimista:
“Credo fortemente che la risposta dell’Italia alla crisi sia la risposta giusta. Noi siamo quelli meno colpiti da questa crisi. Le iniziative messe in campo dal nostro governo hanno tutelato consumi, piccola e media impresa, risparmiatori. Mi fa arrabbiare il catastrofismo di una certa parte d’Italia, quella del ‘tanto peggio, tanto meglio’. Non si vincono le elezioni con l’antiberlusconismo, con l’assegno ai disoccupati. Questo può essere un puntello per le europee, ma non si crea un modello. L’antiberlusconismo porta male a chi lo fa”
Se Ronchi, che nell’organigramma governativo fa il ministro delle Politiche comunitarie, si documentasse più attentamente, magari sfogliando le pubblicazioni di Eurostat (che non è l’Unità) scoprirebbe che il mantra dell’Italia come paese “meno colpito da questa crisi”, è una fragorosa idiozia. Ronchi si riguardi i dati del pil del quarto trimestre 2008, quelli di produzione industriale, i saldi di commercio estero, quelli delle vendite al dettaglio. Li raffronti a quelli dei paesi con i quali ci confrontiamo. Non c’è nulla che autorizzi a pensare che l’Italia è messa meglio di altri, e molto che induce a credere il contrario. Se Ronchi si riferisce alla condizione delle nostre banche, getti un occhio all’andamento recente del mercato azionario. Le nostre aziende di credito stanno costantemente sottoperformando le medie europee di settore. Un altro caso di disfattismo?
Noi vorremmo umilmente fornire al ministro una chiave di lettura per questo fenomeno. I mercati stanno prendendo coscienza che la crisi sarà lunga, e che il sistema finanziario globale è destinato a subire colpi molto duri, in alcuni casi esiziali. Nessuno sarà immune da questa tendenza. Ma quello che differenzia l’Italia da altri paesi che sono già intervenuti a sostegno del proprio sistema creditizio è che, in caso di aggravamento della crisi, l’Italia non ha la possibilità di fare per le proprie banche quello che altri hanno fatto, per assoluta assenza di margini di manovra fiscale. E quindi? Incertezza, per usare l’eufemismo che il senso di responsabilità ci impone. E nell’incertezza prima si vende e poi si fanno domande. Ma possiamo garantire al ministro Ronchi che questo fenomeno non è orchestrato dal Pd (che il ministro sopravvaluta grandemente), né dall’eventuale antiberlusconismo del mercato.
Comprendiamo che un ministro conduce giornate frenetiche, e non sempre riesce a seguire il flusso di notizie e a collegare i puntini. Ma dotarsi di una segreteria politica funzionante ed auspicabilmente sprovvista di occhiali rosa sarebbe un eccellente investimento sul futuro. Al ministro offriamo un paio di grafici. Non vengono da nessun loft romano, si fidi.
Update: a beneficio di Ronchi e degli ottimisti compulsivi, Lakeside Capital ha fatto i compiti.

