Sono state pubblicate le nuove previsioni di bilancio elaborate dal Congressional Budget Office (CBO). Quest’anno il deficit federale raggiungerà i 1800 miliardi di dollari. Detta così non dà la misura del problema, visto che da qualche mese una iperinflazione nel cartellino di prezzo dei bailout ci costringe a parlare di trillions anziché billions. Forse il concetto è più comprensibile se diciamo che il rapporto tra deficit federale e Pil toccherà nel 2009 uno stratosferico 13 per cento. Maastricht non è una ridente cittadina sul Potomac.
Il problema vero, tuttavia, è quanto accadrà ai conti pubblici quando l’economia sarà tornata a girare a livelli di pieno impiego. Quest’anno, per effetto dello stimolo obamiano e di un’economia in pessime condizioni, il gettito fiscale dovrebbe crollare al 15,4 per cento del Pil. Nel 2012, quando i dati del CBO prevedono che l’economia tornerà ad una crescita di trend, quel dato dovrebbe tornare al valore storicamente normale, compreso tra il 18 ed il 19 per cento del Pil. Riguardo la spesa, per effetto dei vari salvataggi iniettati nel sistema e dell’operare degli stabilizzatori automatici, la spesa federale toccherà nel 2009 il 28 per cento del Pil, livello mai visto dalla Seconda Guerra Mondiale. Al materializzarsi della ripresa, parte di quella spesa in eccesso verrà meno, ma non sarà completamente riassorbita. Secondo il CBO, infatti, nel 2019 l’incidenza sul Pil della spesa federale sarà ancora superiore al 23 per cento. In quell’anno, la spesa sarà di oltre 5000 miliardi di dollari annui; oltre il 56 per cento della quale per entitlements, e ben il 16 per cento, cioè 800 miliardi di dollari, sarà destinata a pagare interessi sul debito. Un importo che, da solo, eccede tutto quello che il governo federale spendeva fino al 1983. Ai cinesi piacendo, s’intende.
E’ vero che le proiezioni di bilancio sono un esercizio puramente teorico, ma rappresentano comunque lo scenario al momento più probabile, quello con cui misurarsi anche e soprattutto sul piano politico, e un rapporto deficit/Pil che anche al pieno impiego non scende mai sotto il 4 per cento è un enorme problema politico.
In altri termini, gli americani stanno facendo un mutuo su un futuro che per loro si annuncia tossico. E anche un po’ italiano, con una montagna di debito ed una spesa pubblica completamente ingessata, inutilizzabile a fini anticiclici e di redistribuzione, destinata a spiazzare gli investimenti privati (quando l’attuale buco di output verrà meno) ed ipotecare pesantemente lo sviluppo della produttività. E’ vero però che ciò che li differenzia da noi è il possesso di armi nucleari e della valuta di riserva internazionale. Ma non escludiamo che tra qualche anno il presidente degli Stati Uniti si rivolgerà ai suoi Fellow Americans dicendo che loro ne usciranno meglio di altri. Le fiabe piacciono a tutte le latitudini, in fondo.