Di guardie svizzere e bersaglieri

Raramente ci siamo trovati d’accordo con il pensiero altrui come nel caso di queste considerazioni  di Carmelo Palma:

Ormai anche affermare la distinzione scolastica tra “precetto religioso” e “legge civile” appare agli occhi dei sacerdoti della nuova correttezza bio-politica un esercizio di arroganza giacobina e di militanza anti-cattolica.
Gianfranco Fini ha l’altro ieri dovuto incassare accuse vibrate per avere sostenuto una tesi da corso-base di educazione civica. Se avesse ribadito il principio della libertà religiosa, secondo questa logica, avrebbe anche potuto incassare un’accusa di complicità con il terrorismo jihadista. Tanto non conta quanto uno dice, ma cosa gli si può fare dire, suffragando il sospetto che lo pensi, senza che peraltro l’abbia detto e neppure pensato.

Ma il post è tutto da leggere, parola per parola. Il problema del centrodestra, oggi, è quello di avere alcuni elettori affetti da fondamentalismo etico, e di non ammettere il “dissenso”, neppure quando prende le fattezze di alcune considerazioni piuttosto “banali” sul principio della laicità dello stato. A questi elettori del centrodestra, alcuni dei quali vorrebbero il presidente della Camera in missione permanente al museo delle cere di Madame Tussaud, anche perché dimentico di “quello che era” (?), vorremmo sommessamente ricordare che l’Italia non è (ancora) una teocrazia, e che queste bislacche considerazioni sulla “gratitudine” si riscontrano più di frequente in società feudali, non in democrazie occidentali.

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