Lakeside Capital condivide, giustamente, le considerazioni di Angelo Panebianco sulla posizione obamiana sull’Iran, e critica il riflesso pavloviano dell’arguto “responsabile Esteri” del Pd, Piero Fassino. Ma analoga critica va rivolta a tutti i neocon con lo scolapasta in testa che criticano Obama con le stesse argomentazioni, dimostrando di essere gli eredi naturali di quel “pensiero progressista” che tante devastazioni ha causato al mondo.
Primo fra tutti il nostro tuttologo di riferimento, che finge di non capire (almeno speriamo finga, l’ipotesi alternativa non sarebbe per lui particolarmente lusinghiera) che la dichiarazione di Obama di ieri non prende posizione tra i contendenti, ma contro la violenza e a favore della giustizia, addirittura rivolgendosi al governo iraniano e per ciò stesso ritenendolo (ancora) legittimo e legittimato. E’ una posizione “realista”? Fossimo obamiani, parleremmo di esercizio del soft power, del sogno americano di libertà basata su princìpi eterni come, appunto, quello di giustizia. Più prosaicamente, o laicamente, parliamo di buonsenso e di non ingerenza, in una fase in cui non tutti gli aspetti della contesa sono completamente conosciuti. La reale situazione fuori da Tehran, ad esempio, ed il seguito di Mousavi in tutto il paese.
Il comunicato di Obama è in continuità col discorso del Cairo, ed il riferimento al concetto di giustizia trascende la presa di posizione per uno dei due contendenti per rivolgersi direttamente al popolo iraniano. Con buona pace dei nostri “bombardieri della democrazia”, inclusi quelli che levano il ditino rifiutandosi di attribuire la loro fondamentale patente di democraticità ai protagonisti di questa ribellione. Ci vuole pazienza.
- Quel comunista realista di George Will ed il “foolish criticism”;