“Credo che una seria riflessione sul ‘Piano Casa’ dopo quello che è successo a Messina serva alla Regione ma serva anche ai Comuni che prima di aggredire il verde nel nome della esigenza abitativa debbano riflettere sul dramma ambientale complessivo che tutto richiede tranne che nuovi tentativi di sacchi edilizi sul territorio”. A parlare in questi termini non è il fratello siculo di Pecoraro Scanio bensì il senatore Carlo Vizzini, pidiellino tendenza Forza Italia, ex reperto socialdemocratico della Prima Repubblica (cioè del partito che era riuscito ad equiparare, nell’immaginario collettivo italiano, il termine socialdemocrazia ad un epiteto), oggi presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, commentando il blocco del piano casa in Sicilia annunciato dal presidente della Regione, Raffaele Lombardo.
Stiamo parlando del leggendario “piano casa” governativo? Ma sì, quello che, grazie all’aumento della cubatura, doveva dare una spinta al Pil del paese, perché come avrebbe cantato Gilbert Bécaud, “quand le bâtiment va, tout va“. Ma il Vizzini-Pecoraro non si cura di questi dettagli. E’ tutto un buon governo:
“La riflessione chiesta dal presidente della Regione mi appare un gesto di buon governo volto a far sì che l’esigenza di dare casa a chi non l’ha non si trasformi tragicamente o in devastazione ambientale o peggio ancora nella predefinizione di loculi in cui nei paesi civili non si mandano i vivi ma si sistemano i morti”.
Né manca l’abituale lip service a favore della magistratura:
“Sono certo che la magistratura farà fino in fondo il proprio dovere vigilando su quanto accade in un settore così delicato”
Ma come, non si tratta della stessa magistratura che frena lo sviluppo del paese con vincoli legalistici che ostacolano l’operosità della nostra brava gente? Morale della favola: il settanta per cento del nostro territorio è soggetto a condizioni di dissesto ideogeologico, in alcune regioni del Mezzogiorno siamo prossimi al cento per cento ma il buon Lombardo, dopo averlo magnificato perché “impegna risorse e produce lavoro”, scopre solo oggi che il piano-casa rappresenta un elemento di rischio mentre Vizzini, da bravo eletto siciliano, spiega le vele al vento dell’opportunismo.
Eppure, il distratto Lombardo potrebbe pure essere il meno peggiore nel teatrino che sta per andare in scena all’Assemblea regionale siciliana, la leggendaria Ars, quella che ha “sovranità assoluta”, non si sa bene su cosa ma da decenni quello è l’incipit di rito per il costoso autonomismo isolano. Il governatore, infatti, con lo stop al piano-casa blocca un emendamento del proprio assessore ai Lavori Pubblici (che è pure messinese, e quindi nulla sa delle condizioni del territorio), volto a consentire l’ampliamento del 20 per cento delle cubature anche per immobili “in sanatoria”. Ohibò, che bizzarria! La stessa norma, peraltro, prevede questo beneficio per tutti gli edifici “ultimati”, come da sempre si usa in questo paese ed in alcune sue regioni: si costruisce furiosamente, in sfregio alle leggi, e poi si attende l’immancabile sanatoria.
Se non ci fossero di mezzo alcune decine di morti, ci sarebbe da sorridere per quest’ennesima italica pulcinellata.