«A differenza di tutti gli altri leader occidentali, eccezion fatta per i dittatori, Craxi ha impostato la sua avventura politica su due punti: l’assoluta impunità, vale a dire l’impossibilità di ammettere abusi e irregolarità, e la vittoria certa. E se per disgrazia questi due capisaldi fossero crollati contemporaneamente? Niente, meglio non pensarci. Il tutto mentre si rinchiudeva in un bunker essendosi scelto come compagni persone che o sono in malafede o evidentemente non frequentano da anni più un treno, un bar, non ascoltano i discorsi in autobus o in metropolitana, pensano davvero che i critici siano pedine di chissà quale complotto internazionale»
«Evidentemente ancora una volta ha funzionato quella terribile legge per la quale chi è ai vertici del potere dimentica di essere a tutti gli effetti un cittadino come tutti gli altri nei cui confronti prima o poi la legge sarà comunque la legge, e gli elettori potranno una volta o l’altra negarti la fiducia» «La verità è che, come verrà fuori tra qualche tempo nella sede più equanime che è quella del giudizio storico, Craxi ha perso la sua partita indipendentemente da quella che sarà la sentenza dei giudici. Sempre che, come ci auguriamo per lui, Craxi si presenti a quel giudizio come un cittadino qualsiasi e sia lui stesso a chiedere che sia concessa dal Parlamento l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti»
Paolo Mieli (uno degli innumerevoli suoi gemelli, per la precisione), Corriere della Sera, 16 dicembre 1992